Ci aspettavamo i botti. Non ci sono stati.
La conferenza con cui Sony ha ufficialmente presentato la sua nuova Home Console, confermando l'esistenza di una PlayStation 4 che uscirà - con un lancio presumibilmente WorldWide- nellaHoliday Season di quest'anno, ha finito per fare a pugni con le aspettative che attorno all'evento si erano create.
Le Gif impazzite di Kaz Hirai che nuclearizzava qualsiasi dirigente di Microsoft e Nintendo, il mare di speculazioni e le fantasie con cui i giocatori hanno inondato i forum di mezzo mondo, avevano finito per alimentare la speranza di un evento dal forte rilievo emotivo: il bombardamento a tappeto di un publisher pronto a "sparare di tutto": nuove IP, esclusive, progetti attesi da una vita dirottati sulla nuova generazione.
Non è successo niente di tutto questo, ed in molti si sono addirittura infastiditi. Ogni tanto, però, occorre andare ore le urgenze da Fanboy, ed esaminare con più lungimiranza le strategie comunicative e la proposta di un'azienda che oggi ha voluto mettere in chiaro una cosa: al centro del mondo PlayStation torna ad esserci l'elemento più importante del mondo videoludico: il giocatore.
La conferenza di oggi non era fatta per il grande pubblico, né per la stampa istituzionale. Non era fatta per le nuove generazioni di giocatori, né per quei player indolenti che ormai non accendono che i Tablet. Era fatta per noi: noi che siamo cresciuti quando è cresciuto il videogioco, noi che questa passione l'abbiamo da sempre, e non ce l'ha imposta la popolarità inaspettata dell'ultima "gen". Questa conferenza ci ha dato segnali forti, su quella che sarà la filosofia alla base del progetto PlayStation 4: dare agli sviluppatori quello che vogliono, perché possano dare ai giocatori quello che vogliono. PlayStation 4 compie seri passi avanti a livello di architettura, liberandosi dalle costose e poco malleabili schede proprietarie per accogliere componenti che sembrano proprio quelle di un desktop moderno. Tanto che le schiere di "hater" che pure hanno contrappuntato ogni annuncio di Sony con puntualissima acredine, sminuiscono la console definendola "un PC di fascia medio-alta".
Ma a ben guardare è proprio questo il punto chiave di una strategia tutta nuova, messa in piedi dal guru Mark Cerny, che con lucidità impressionante ha tratteggiato il profilo di una politica che ha completamente rivoluzionato la visione dell'azienda.PlayStation 4 decide di affidarsi a componenti solide, rodate e affidabili, ma soprattutto assemblate con l'idea di lasciare spazio agli sviluppatori. Sviluppare su Ps4 sarà facile, veloce e immediato. Perchè così è sviluppare su PC: libertà nell'uso delle librerie, nessun vincolo sulla memoria da deputare alla gestione delle texture, carico computazionale delle routine fisiche "deviato" sulla GPU. A molti sembrerà un sogno: l'abbattimento di una barriera che in passato ha solo allungato i tempi di sviluppo, scoraggiato molti team, e incrementato i costi di produzione.
Ma allora tutto si risolve davvero in una console troppo vicina all'idea di uno Steambox? Non diremmo, visto che il lavoro sul "sistema operativo" e sulla User Interface è di quelli davvero sconvolgenti. Pensate ad una console che gestisce i flussi di dati con un processore indipendente da quello principale, ed ha sostanzialmente un "canale" libero sempre connesso alla rete. Anche quando voi state giocando; persino quando è spenta. Grazie a questa aumentata libertà nella gestione dei dati, PlayStation 4 può fare veramente di tutto. Può ad esempio finire di scaricare un software mentre l'utente lo avvia e si fa una partita. Se girellando pigramente sul PlayStation Network vedete qualcosa che attira la vostra attenzione, potete cominciare a giocarlo ancora prima di averlo finito di scaricare. E Cerny ha promesso che ogni singolo gioco presente sulla piattaforma potrà essere provato prima dell'acquisto. Non è già questa una piccola rivoluzione?
Più matura è anche tutta la filosofia dietro all'ormai sorpassata Friend List: agli avatar ed ai nickname si sostituiranno i contatti veri e propri, recuperati dai vari social network, ma poi tutti concentrati sulle attività ludiche. Niente status update e foto "prese dall'alto": soltanto un elenco di screenshot, video, record da battere, vocal chat integrata. Persino la possibilità di chiedere soccorso a qualche amico quando si resta bloccati: ogni utente nella nostra lista contatti potrà "entrare" nella nostra partita e prendere il controllo dell'avatar per aiutarci a superare una sezione particolarmente ostica.
Ed eccolo, quindi, il profilo di una macchina tutta nuova. Una console che sembra aver capito tante cose. In primis, che nello sviluppo del software la "chiusura" è una condizione troppo pericolosa al giorno d'oggi: rischiosa, costosa, arretrata. Per incentivare lo sviluppo e la creatività bisogna puntare su un ambiente aperto e malleabile, anche se il rischio è quello di perdere un po' della propria identità tecnica.
E poi ha capito che una buona parte del successo dei tablet lo si deve all'immediatezza d'uso, alla rapidità, alla totale assenza di soglie d'ingresso, tempi morti, startup oziosi. Ed ecco quindi che Sony vuole trasferire quella rapidità sulla propria macchina, per darvi tutto subito, appena accesa la PlayStation 4.
In ultimo, ha capito che la condivisione, la dimensione sociale che è una delle più grandi ossessioni dei nostri tempi, non va semplicemente accolta: va contestualizzata. In questo caso, declinandola da un punto di vista esclusivamente ludico.
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