Operazioni come le remastered, aiutano inevitabilmente i recensori di videogiochi ultraquarantenni, a farli sentire più vecchi. Sono infatti passati oltre dieci anni da quando il sottoscritto recensì l’originale Burnout Paradise ed oggi, dopo aver sfrecciato in lungo e in largo il titolo su Xbox One(l’altra versione disponibile è quella per Playstation 4) vi racconterò sin dal prossimo paragrafo come sono andate le cose.
Iniziamo subito con il dire che siamo di fronte ad una rimasterizzazione ad opera di Stellar Entertainment e non ad un remake alla Shadow of The Colossus. Dunque la base di partenza rimane la stessa vista su PS3 ed Xbox 360 ma ovviamente con texture elevate di risoluzione e miglioramenti estetici vari. La costante è l’incredibile velocità che il gioco regala, certezza da sempre della serie.
BPR inoltre arriva su PS4 ed Xbox One, olte che con una colonna sonora strepitosa a cominciare dalla traccia principale dei Guns ‘n Roses (Paradise City) con tutti e otto i contenuti aggiuntivi rilasciati nel gioco originale, tra cui è lecito sottolineare il DLC Big Surf Island, vero e proprio capolavoro di level design.
Per il resto Burnout Paradise Remastered dà nuovamente ai giocatori la licenza di procedere alla distruzione di Paradise City, la città perfetta (ricca di molti scenari variegati) basate sulle caratteristiche base di Los Angeles, per scatenare il pilota che è in noi, grazie a una massiccia infrastruttura di strade ad alta densità di traffico di cui abusare, liberamente, in puro stile free-roaming. In Burnout Paradise ogni singolo angolo del tracciato è costruito per riprodurre l’azione di gioco mozzafiato in puro stile Burnout, ogni intersezione è un potenziale punto di scontro, ed ogni vicolo è un’opportunità di guadagnare punti commettendo infrazioni.
Il mondo è a nostra disposizione offline ed online senza distinzione per essere esplorato in lungo e in largo. Naturalmente, le regole sono fatte per essere violate, e quando i giocatori entrano a Paradise City, è loro assegnata una patente di guida sulla quale collezionare fin da subito le imprese più aggressive, temerarie e distruttive. Ma non è la legge che tiene d’occhio i progressi di ogni giocatore visto che quando ci si spinge troppo in la’ si deve fare i conti con i burners più malfamati della città, figure leggendarie che certo non sono interessate a chi taglierà il traguardo per primo.
Il gameplay di Paradise ha tutto quegli elementi che hanno portato il sottoscritto ad idolatrare da sempre la serie ovvero la perfetta combinazione di velocità e rischi da prendere (andare contromano, sfiorare le altre vetture, compiere le derapate più lunghe possibili) per un gameplay semplicemente sublime da provare sulle variazioni sul tema presenti come Furie Stradali, Uomo nel Mirino ed anche il DLC Party pack destinato a sessioni di gioco fino ad otto amici in carne ed ossa.
IN CONCLUSIONE
Nella speranza che prima o poi Electronic Arts e Criterion ci regalino un nuovo Burnout, la rimasterizzazione di Paradise a distanza di 10 anni dall’uscita del gioco originale è veramente da celebrare con gioia. Non che sia cambiato di molto dal prodotto straordinario giocato su PS3 ed Xbox 360 ma l’ottimizzazione visiva svolta è più che sufficiente per farlo apprezzare a vecchi e nuovi amanti dei racing radicalmente arcade. Astenersi feticisti del realismo e della simulazione. Con tutti i DLC presenti ed un prezzo di vendita non eccessivo, BPR dovrebbe assolutamente far parte della vostra softeca sia su Xbox One che su Playstation 4.
VOTO: 9
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