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Interno. Caverna. Buio. Voce narrante e carrellata su pitture rupestri dallo stile tutt'altro che arcaico. Poi la schiarita; l'immensità degli esterni, una luce accecante e il cantico delle macchine. Le note del tema principale che incalzano sempre più, semplici e potenti. E crescono, fino a raggiungere un'esplosione trionfale.
Horizon: Zero Dawn ci piombò addosso così, in quel lontano E3 2015, in maniera del tutto inaspettata. E già i pochi istanti di quell'indimenticabile reveal trailer bastarono a lasciarci storditi. Immobili, davanti all'insolito incontro di erba e metallo, a quei panorami ancestrali eppure meccanici, assemblati in maniera ineccepibile dai ragazzi di Guerrilla Games.
Un atto coraggioso, quello del team olandese, da sempre associato ad una saga di FPS dalla lussuosa veste grafica (ma dalla trama alquanto dimenticabile), e d'improvviso deciso a lasciarsi tutto alle spalle per seguire un'altra strada. Sviluppando un action-rpg spiccatamente story-driven, con una struttura open-world: che aspira -per ambizione- alle vette più alte della sua categoria. Un cambio di rotta così drastico, si sa, equivale ad una sfida tutt'altro che semplice anche per un first party di Sony, e in questi casi non basta una bella cornice tecnica e qualche azzeccata intuizione stilistica. Per fortuna i ragazzi di Amsterdam ne sono ben consapevoli.
Sei anni di sviluppo e solo un piccolo rinvio di natura prettamente "politica", ma alla fine eccoci qui; felicemente sperduti nel mondo "post-post-apocalittico" di Horizon, tutti intenti a cacciare antilopi sintetiche e a scoprire i segreti della nostra Aloy. Grazie a Sony, peraltro, abbiamo messo le mani in largo anticipo sul codice review, così da poterci permettere un viaggio dai tempi meno costretti, nonché ogni tipo di approfondimento su quello che, già da ora, vi assicuriamo essere uno degli open-world più estesi e completi su cui abbiamo mai posato lo sguardo. Insomma, se amate il genere in questione e avete una PS4, questo è il giorno in cui ringrazierete per il vostro acquisto: Guerrilla ce l'ha fatta.
Cantami O Nora...
Horizon: Zero Dawn è immenso, profondo e curato in ogni suo dettaglio. Quante volte avrete sentito questo trittico di aggettivi? Tante, forse troppe, fino a al punto da farla diventare un'esclamazione inflazionata e di scarso effetto. Sta di fatto che stavolta è maledettamente vero. Più che una recensione bisognerebbe scrivere un'enciclopedia su un titolo di questa portata, e di sicuro il primo tomo sarebbe dedicato alla storia. Cominciamo quindi dalla trama e dalla narrazione che, com'è noto, ha sempre rappresentato la più grande fra le insicurezze degli utenti.
È bene chiarire subito un punto fondamentale: Horizon non è affatto un RPG a tutto campo, e sebbene integri una componente narrativa piuttosto centrale e alcuni elementi del suddetto genere, determinate meccaniche vengono necessariamente meno. Nonostante ci siano una miriade di dialoghi a scelta multipla, ad esempio, saranno ben pochi i bivi "etici" e decisionali. Le conversazioni con gli NPC servono perlopiù ad approfondire l'esperienza di gioco, oppure a chiarire a voi stessi il profilo psicologico di Aloy, mediante tre "indirizzi" che simboleggiano rispettivamente l'intelligenza razionale, l'emotività e la durezza violenta e cinica. Le ripercussioni delle scelte di cui parlavamo prima, invece, avranno un impatto assai minimo sulla trama. Del resto, gli sviluppatori ce lo hanno ampiamente ribadito negli ultimi mesi: "volevamo raccontare una storia ben precisa, la nostra storia.". Su questo non abbiamo mai avuto nulla da obiettare, a patto però che la narrazione fosse stata all'altezza del progetto.
Agility Robot (Ovvero: Calderoni & Taming)
In un mondo così vasto e articolato come quello di Horizon non ci si poteva muovere unicamente a piedi, ed è per questo che il team di sviluppo ha pensato bene di inserire una dinamica di addomesticamento delle bestie meccaniche. Un altro centro pieno per Guerrilla. Al di là del fatto che cavalcare uno gnu sintetico in giro per il deserto è probabilmente una delle cose più entusiasmanti di sempre, c'è da dire che la pratica del taming ha anche altri vantaggi; oltre a velocizzare l'esplorazione, tutte le specie cavalcabili hanno a disposizione un attacco e una carica dal danno niente male, e potranno dunque aiutarci nei combattimenti. Gli altri robot, che invece risultano inservibili per gli spostamenti, potranno essere comunque addomesticati e ci seguiranno a mo' di fedele companion. Immaginatevi di entrare in battaglia con a fianco il vostro Smilodonte meccanico, niente male, no? Ovviamente non è si può subito addestrare un Divoratuono (nome Italiano del T-Rex), ma bisogna prima sbloccare le capacità di Override della nostra lancia. Per fare questo occorre trovare, esplorare e completare i cosiddetti "Calderoni", che poi non sono altro che dei dungeon sintetici (esteticamente magnifici) infarciti di nemici. Sconfitto il boss, otterremo la capacità di addomesticare altre cinque tipologie di bestie meccaniche. Considerate che le razze sono in totale venticinque: i conti li lasciamo a voi...
E così è stato. Gli autori e gli sceneggiatori al soldo di Guerrilla hanno saputo confezionare un racconto degno di tale nome; bilanciato nei tempi e sempre appassionato nell'incedere dei suoi numerosissimi eventi. Un'avventura che fa della tematica del viaggio (compreso quello interiore della protagonista) un elemento centrale; e lo sviluppa con calma, senza correre, dimostrandoci così che una storia non deve essere necessariamente complessa o cervellotica per essere efficace.
Il plot è semplice ma mai banale, e chi mastica un poco di fantascienza non tarderà a riconoscere gli immaginari di provenienza di certe idee (evitiamo citazioni per liberarvi dagli spoiler). Certo è che si poteva osare un po' di più, soprattutto nelle fasi iniziali: durante le quali, se non si viene subito rapiti dall'atmosfera e dall'ambientazione, si fatica sentire il giusto trasporto.
Poco a poco le cose migliorano. Gli accadimenti della quest principale sono molti, e toccano intelligentemente una buona varietà di situazioni, evitando di essere troppo invadenti o noiosi. I personaggi, compresa la nostra amata Aloy, non sono certo un trionfo di originalità, eppure riescono a non scadere nei tragici cliché; tutti, ma proprio tutti gli NPC, risultano interessanti da ascoltare, e in un open-world dichiaratamente votato all'action non è cosa da poco.
Lo stile della scrittura e definito e calcolato e, in generale, la direzione dei dialoghi e delle cut-scene è -a nostro parere- una grande conquista per il team olandese. La distensione narrativa e l'uso dei silenzi, che intervallano spesso le infinite righe di testo, ne sono la prova lampante. Ogni scambio di battute, perfino quello col più insulso dei quest-giver, è sempre ragionato, ritmato e spesso arricchito da qualche trovata interessante, che riesce efficacemente a colorare lo sterminato mondo di gioco.
Ecco: oltre alla già citata qualità della scrittura e alla buonissima regia, l'altro elemento vincente di Horizon: Zero Dawn è proprio il suo riuscitissimo mondo. Estensione e grafica a parte, si tratta di un lavoro mastodontico in termini di caratterizzazione artistico-narrativa. È così che ogni villaggio, ogni tribù che incontrerete anche solo di sfuggita, ogni vallata, roccia o arbusto risulteranno vivi e avvolgenti.
Serviva un immaginario nuovo, una mitologia inedita, e Guerrilla è riuscita a costruirla, curando -davvero- ogni dettaglio della sua produzione ed inondandoci letteralmente di informazioni. Quest secondarie, testi, registrazioni vocali e perfino gli oggetti collezionabili hanno qualcosa da dire, veicolano contenuti, aprono piste che seppur poco battute hanno comunque un loro carattere, riuscendo così ad ampliare efficacemente il racconto, incuriosendoci fino alla fine.
Le macchine, poi, meriterebbero un capitolo a parte (o come dicevamo prima: un tomo). Le bestie sintetiche immaginate da Guerrilla non sono solo una geniale trovata di design, bensì un elemento importantissimo per la caratterizzazione del mondo di gioco, dotato di un fascino magnetico e singolare.
E in cima a tutto questo c'è lei: Aloy, la giovane ribelle proveniente dalla mistica (e decisamente superstiziosa) tribù dei Nora. Sorvolando per ora sul Folklore tribale, è opportuno spendere due parole su colei che muove le fila di tutto. Un po' Mononoke e un po' Merida di "The Brave", la nostra protagonista si presenta da subito, persino esteticamente, come un personaggio tutt'altro che convenzionale. Non è esageratamente bella e neppure troppo idealizzata. Guerrilla ha ceduto le redini della sua nuova IP ad una ragazza semplice, curiosa ed intelligente, eppure non del tutto libera dai difetti, da egoismi giovanili che non mancano di far capolino durante il suo lungo viaggio. Insomma, un'eroina dei giorni nostri. Più umana, credibile e perfettamente contestualizzata.
Come lei, ma forse un poco sotto per quanto riguarda la scrittura, i suoi comprimari e antagonisti, sempre ben gestiti (e opportunamente distribuiti) durante la lunga sceneggiatura, che riescono comunque a mantenere costante la tensione, permettendosi qualche uscita più brillante qua e là.
Sono questi gli elementi che costituiscono l'equilibro narrativo di Horizon, il cui racconto, più che ad un film, assomiglia ad una serie tv ben realizzata. Magari alcuni fra i più esigenti non si lasceranno sorprendere dalle rivelazioni della trama principale, oppure dai colpi di scena, ma l'altissima qualità del lavoro resta comunque innegabile: il viaggio è avvincente, e il tempo è piacevolmente diluito, fino a farci sentire il peso dei nostri passi e della nostra esperienza. E vi assicuriamo che quando arriverete alla fine, guardandovi indietro, capirete il reale valore del contesto che avrete così attentamente esplorato. C'è chi parlava di finire il gioco in sole venti ore; noi ne abbiamo spese più di trenta per una run "adagiata" a difficoltà normale, più altre quindici per dedicarci alla raccolta di collezionabili e al completamento di quest opzionali. Potete provare a correre, ma a nostro avviso sarebbe un crimine verso la meraviglia di questo mondo: perciò vi consigliamo spassionatamente di dedicare ad Horizon tutto il tempo che merita, godendovi il viaggio di Aloy con una calma ponderosa e solenne.
Fra l'Arco e il Lanciatrappole
Dare un'etichetta di genere a Horizon: Zero Dawn è piuttosto facile, ed "Action-RPG" è un vestito che gli calza a pennello. Perché se il suo comparto narrativo è ampiamente promosso, quello del gameplay non è certo da meno. Anche in questo caso gli sviluppatori hanno messo le cose in chiaro, dichiarando di aver riposto il massimo della cura nella dimensione action della loro creazione. E questa volta non abbiamo obiezioni: Horizon vanta una giocabilità incredibilmente profonda, originale ed appagante dall'inizio alla fine.
Sulla carta, i suoi tratti fondamentali sono abbastanza canonici e comuni a tanti altri open-world, ma è nel dettaglio che risiede l'eccellenza. Oltre alla main quest, c'è una buona moltitudine di attività secondarie da svolgere, e sono sempre ben curate, seppur non brillino per innovazione. Missioni secondarie concatenate fra loro, qualche dungeon, sfide di abilità, campi di banditi da liberare alla maniera di Far Cry e ovviamente i punti di controllo "sopraelevati" da conquistare, che qui assumono le sembianze di enormi brachiosauri meccanici da scalare, al fine di rivelare una buona porzione della (vastissima) mappa di gioco.
Artigianato Tribale (Ovvero: L'arte del Crafting nel 3000 d.c.)
Accanto al combattimento e al buon numero di attività secondarie, Horizon prevede - in aggiunta - un semplice, ma assai completo, sistema di crafting. La costruzione è piuttosto intuitiva, e non si basa sulla necessità di recuperare i vari progetti per le sacche e le armi, quanto sulla difficoltà di reperire le risorse. Le armi e le corazze possono essere barattate con denaro e qualche oggetto, ma munizioni e pozioni andranno prevalentemente assemblate con le proprie mani, anche perché il prezzo di acquisto di un kit di frecce a impulsi è semplicemente proibitivo. Gli oggetti che è possibile raccogliere in giro per il mondo sono davvero tantissimi e diversificati: basti pensare che dalla cacciagione (volpi, cinghiali e tacchini) è possibile recuperare una decina di tipologie diverse di carne, ognuna con una sua precisa utilità. Le macchine, una volta mutilate o uccise, lasceranno cadere delle componenti che potremo utilizzare subito per rifornire la nostra faretra, facendo così della pratica dello skavenging un elemento centrale. Non vi nascondiamo che in alcuni momenti ci si ritrova completamente a secco di risorse, e questo può risultare frustrante, perché si è costretti a tornare a caccia di componenti specifici, e nelle fasi avanzate dell'avventura non è proprio il massimo.
Troviamo poi uno skill-tree per la progressione del personaggio, con più di una trentina di abilità divise in tre maxi-categorie, rispettivamente legate ad attacchi da mischia, colpi a distanza, e abilità di sopravvivenza. Il sistema di leveling ad esse connesso è immediato e mai troppo invasivo, e si accompagna perfettamente alla natura action di cui parlavamo poc'anzi. Horizon si avvale anche di una leggera e funzionale dimensione RPG, perciò potrete comunque divertirvi con il danno enumerato su schermo e un l'HUD in bella vista. E poi ci sono un'infinità di mercanti da cui comprare un buon numero di armi, trappole, corazze e modifiche ben diversificate ed utilissime.
Fin qui tutto in regola, direte voi, ma la bellezza del gameplay di Horizon risiede altrove, ed è proprio nei combattimenti: nella fattispecie, quelli che vedono un confronto diretto con la razza robotica. Non manca altresì un discreto numero di nemici umani, gestiti in maniera più che dignitosa dall'IA, eppure tutto passa in secondo piano quando finalmente ci si ritrova faccia a faccia con le temibili macchine. L'aggettivo "temibili" qui non è utilizzato tanto per dire: gli scontri, perfino quelli random in giro per le prime aree della mappa, richiedono un gran quantitativo di concentrazione.
Livellare non inficerà direttamente sulle battaglie, o almeno l'impatto sarà minimo perché, a parte una manciata di HP, dopo ogni livello non guadagnerete altro, perciò sarà fondamentale riuscire a cavarsela con le proprie forze e senza l'aiuto della cosiddetta "matematica del grinding". Il problema (si fa per dire) è che i nostri avversari sintetici sono progettati maledettamente bene, e ci daranno un gran filo da torcere. Non solo i nemici saranno quasi sempre più veloci, agili e per giunta costantemente in maggioranza rispetto ad Aloy, ma avranno a loro disposizione un arsenale assortito e micidiale. La volontà del team di sviluppo, insomma, è stata quella di creare un titolo fortemente skill-based, costellato di nemici aggressivi, capaci di mettere sulle spine il giocatore anche durante i "tempi morti" che di solito occupano le sessioni esplorative. In poche parole: si muore, spesso, pure a difficoltà normale. La vita non si rigenera se non in minima parte, e il livello di sfida è profondamente tarato verso alto, spronandovi a muovervi con circospezione nell'outback, e sempre ben equipaggiati. Non esiste un targeting system, e al massimo potrete usare un breve bullet-time, da abbinare, magari, ad una rincorsa con scivolata per rendere il tutto più spettacolare.
Il combattimento è veloce, frenetico e appagante: bisogna imparare a schivare come si deve e soprattutto a mirare, tenendo a mente che tutte le macchine hanno qualche piccolo punto debole, rappresentato spesso da una componente semi-nascosta fra i meandri del loro telaio. Un radiatore o un serbatoio, ad esempio, possono essere asportati con una freccia scagliata con precisione. Man mano che progredirete nell'avventura, in ogni caso, troverete bestie sempre più grandi, corazzate e feroci, alcune capaci di rendervi la vita davvero impossibile. In più, va detto che gli animatori hanno fatto il loro dovere progettando per le suddette fiere dei moveset sufficientemente complessi da decifrare, che restituiscono tutta la tremenda pesantezza del metallo e sono indiscutibilmente belli da osservare.
Ovviamente, per godersi appieno questa profondità, bisogna "abbracciare" i consigli e le tattiche che il gioco ci propone. Questo non significa che c'è un vero e proprio iter da seguire per ogni nemico, ma esistono ad esempio delle debolezze elementali da considerare (ghiaccio, fuoco, elettricità e corruzione), oppure punti deboli a cui mirare. O ancora ci sono alcune componenti che bene asportare sin dai primi momenti, onde evitare spiacevoli dipartite dopo mezz'ora di scontro. La libertà d'azione, dunque, non è affatto compromessa: anzi, è incredibile la varietà di situazioni che ci si ritrova ad affrontare con solo una manciata di armi a disposizione. Fra le altre cose, segnaliamo la possibilità di imboccare la via dello stealth: muovendosi solo nell'erba alta per poi colpire silenziosamente alle spalle, finendo il malcapitato di turno con un headshot o un colpo critico. Sarà in ogni caso difficile mantenere un basso profilo, perché pur avendo la possibilità di evidenziare i nemici e i loro percorsi, il level design vi esporrà sempre a qualche rischio. Ah, a tal proposito: quando assaltate un campo di banditi, ricordatevi di disattivare l'allarme e tenete presente che in Horizon i nemici ci vedono e sentono benissimo. Siete avvisati.
Decima Mon Amour
Giunti a questo punto, a rigor di logica, non ci resta che discutere del comparto tecnico. Senza girarci troppo attorno, il colpo d'occhio di Horizon ha dell'incredibile. Il Decima Engine è, attualmente, quanto di più efficiente un open-world possa desiderare, e non ci stiamo riferendo alle sole piattaforme console. La resa grafica complessiva, persino su PS4 normale, è superba; l'immagine raggiunge una pulizia che pochi altri titoli possono vantare al giorno d'oggi e la mole poligonale è a dir poco strabiliante. In Horizon, la luce, i particellari e la profondità di campo raggiungono vette altissime, di gran lunga superiori ai recenti concorrenti di categoria. Le texture in bassa definizione sono praticamente inesistenti, e la qualità media delle superfici e dei materiali (tenendo a mente l'ottima integrazione del Tessellation) è a dir poco sublime, grazie anche alla riduzione dell'aliasing. La draw-distance è più che buona, e i filtri compensano in maniera sapiente l'utilizzo della nebbia. In più riflessi, aberrazioni cromatiche, bokeh e lens-flare contribuiscono a confezionare dei panorami davvero sensazionali.
La modellazione dei personaggi secondari e degli NPC è sempre curata e attenta, per non parlare del design delle macchine, o dei protagonisti, che vantano dei volti e delle animazioni facciali di altissima qualità, grazie ad un motion performance preciso e ad una direzione quasi perfetta.
Certo è che a giocarlo in lingua Italiana si perde moltissimo: non perché il doppiaggio sia pessimo (sebbene non sia proprio fra i migliori), ma perché svanisce completamente il lip-sync, e questo inficia non poco sulla resa finale dei dialoghi. Fortunatamente la regia è anch'essa di alto livello: non certo rivoluzionaria, ma comunque coerente e ben studiata. I movimenti di macchina durante le cut-scene, inoltre, sono moltissimi, e non si limitano solo a carrellate e contro-campi, ma a volte osano anche di più e, giocando spesso con gli ambienti, garantiscono indubbiamente una buona dinamicità all'azione.
La grafica senza un'appropriata direzione artistica sarebbe poca cosa, ed infatti il team di artisti a disposizione di Guerrila è riuscito a mettere in campo tutta la sua rinomata bravura, superandosi e realizzando un mondo di gioco davvero meraviglioso.
La colonna sonora, tanto per cominciare, è tutt'altro che anonima (come invece succede spesso in questi casi) e riesce reggere magnificamente durante lunghe sessioni di gioco senza mai risultare ridondante, per poi esplodere in tutta la bellezza del tema principale. Stupisce la diversità degli asset grafici, e tutti i setting che la mappa propone sono ispirati, ricchissimi di dettagli e vibranti nei colori.
Dai pascoli erbosi fino alla giungla tropicale, dalle cime aguzze e innevate fino alle distese desertiche e i canyon, tutto è credibile, potente, e persino il passaggio da un ambiente all'altro è così curato da non sembrare mai drastico e sgraziato. I villaggi e le città, poi, sono un'autentica delizia, anche considerando la loro ridotta dimensione; e il merito di questo va ad una caratterizzazione architettonica raffinata, che riesce a fondere molteplici stili, creando così un'identità nuova e subito riconoscibile. Certo è che gli interni sono praticamente inesistenti se si escludono le location e i dungeon impiegati nella quest principale. Eppure, a dir la verità, non ne abbiamo avvertito la reale mancanza.
Per quanto riguarda invece il versante prestazioni, possiamo dirvi questo: noi lo abbiamo giocato interamente su PS4 Pro, utilizzando principalmente un buon TV 1080p, alternandolo con un monitor da gaming ASUS in 4K, e vi assicuriamo che in entrambi i casi il risultato è eccellente. Il frame-rate, d'altro canto, non scende mai sotto i 30fps, tranne forse in un paio di casi isolati (che in più di 45h sono decisamente trascurabili). Inoltre, scambiando quattro chiacchiere con il team di sviluppo, è saltato fuori che al day-one sarà distribuita una patch che aggiungerà alcune opzioni per i possessori di PS4 Pro. Ad ogni modo, allo stato attuale delle cose, possiamo affermare che Horizon: Zero Dawn è quello che ci aspettavamo: un lavoro ben fatto. Sotto tutti i punti di vista. Post scriptum: appena ne avrete modo, date uno sguardo alla modalità foto. Ne vale la pena.
L'abbiamo sognato, atteso e infine bramato per quasi due anni. Dopo averlo giocato, ci siamo accorti che ha superato perfino le nostre aspettative. Horizon: Zero Dawn è un'opera mastodontica, realizzata con cura ed incredibile passione da una sofware house che ha sempre avuto le carte in regola per raggiungere l'eccellenza. E che adesso, finalmente, ce l'ha fatta. Ci troviamo dinnanzi ad un titolo dalla struttura semplice: un open-world con dinamiche action-rpg, che però riesce a stupire e a distinguersi grazie ad una più che buona mole di contenuti e alla loro indiscutibile qualità. Il tutto supportato da un comparto tecnico all'avanguardia e da un gameplay divertentissimo, profondo ed estremamente appagante. È chiaro i limiti del genere di riferimento non sono stati completamente debellati, eppure il sistema funziona. Il viaggio di Aloy è fra i migliori che abbiamo mai intrapreso. E potremmo dirvi che la magia scaturisce dal combattimento con le macchine, dalla sua grafica mozzafiato, dalla vastità e dalla varietà del mondo di gioco; ma la verità è che è l'equilibrio fra le sue componenti ad essere efficace, quasi magnetico, capace di spingerti a giocare senza fatica per lunghe sessioni. In Horizon non ci sono veri e propri difetti, piuttosto qualche mancanza, ma nonostante tutto il risultato è encomiabile e, soprattutto, perfettamente in linea con quanto promesso. Il team avrebbe potuto osare di più in termini di sceneggiatura o di libertà decisionale, ma il valore di un prodotto così bilanciato e appassionante è saldo ed innegabile. Non possiamo insomma che consigliarvi l'acquisto del titolo, perché rappresenta uno dei migliori esempi di action-rpg dell'attuale generazione. Potremmo, senza esagerare, definirlo un nuovo standard per la sua categoria: un viaggio magnifico alla scoperta di un immaginario che speriamo di veder ampliato in un prossimo futuro. Per chi di mestiere inventa mondi virtuali, questo dovrebbe suonare come il migliore dei complimenti.
VOTO GLOBALE 9.2
fonte: everyeye.it
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