lunedì 11 settembre 2017

PILLARS OF ETERNITY COMPLETE EDITION RECENSIONE




Quando Pillars of Eternity arrivò su PC, due anni fa, la stampa specializzata e gli appassionati del genere lo accolsero come il grande ritorno dei grandi giochi di ruolo vecchia scuola, luminosa incarnazione di una scuola ormai perduta, che vede in Planescape: Torment e Baldur's Gate i suoi più grandi esponenti. Alla fine, come accaduto anche con un altro validissimo esponente del genere come Divinity: Original Sin (il cui sequel è finalmente in dirittura d'arrivo), anche il titolo sviluppato dai ragazzi di Obsidian è approdato su console, con la denominazione di Pillars of Eternity Complete Edition, includendo tutti i contenuti aggiuntivi già pubblicati e accontentando così anche quella porzione di utenti PS4 e Xboxo One che non hanno ancora messo mani sul gioco.
Ritornando ad Eora

Anche chi non ha giocato all'originaria versione per PC si renderà immediatamente conto di trovarsi di fronte ad un CRPG duro e puro già dalle operazioni necessarie per avviare la nuova avventura. La prima impellenza di cui il giocatore dovrà occuparsi sarà infatti la più classica creazione del personaggio, dove sarà possibile impostare non solo i vari aspetti estetici del personaggio, ma anche razza, classe, religione e origini del nostro avatar virtuale, forgiandone così il background nella più pura forma delle regole di Dungeons and Dragons. Qualche parola in più va spesa sulle razze e le loro rispettive sottocategorie; oltre ai classici umani, elfi e nani, saranno presenti infatti anche gli Aumaua, creature marine dal fisico possente, i Godlike, umanoidi "benedetti dagli dei" prima della loro nascita, e gli Orlan, simpatici folletti che tendono a vivere nella natura: tutti esempi di come il mondo creato dai ragazzi di Obsidian rivendichi una propria identità, molto forte e personale, all'interno del panorama Fantasy, cercando quindi di coniugare gli stilemi classici con un guizzo di inedita (e apprezzata) creatività.


Indipendentemente dalle origini scelte, gli eventi che faranno da preambolo alle nostre vicende saranno le medesime: quelle di uno straniero diretto ad Dyrwood. Dopo una manciata di minuti dall'inizio del nostro viaggio, la carovana su cui viaggiamo verrà colpita da una misteriosa tempesta che ucciderà tutti i nostri compagni di viaggio. Dopo aver preso riparo in una grotta trovata nei paraggi, assisteremo poi ad una scena che segnerà il nostro destino: troveremo infatti alcuni cultisti intenti ad eseguire un rituale, sfruttando un macchinario in grado di strappare le anime dai loro stessi corpi. Esposti alla forza energetica della macchina ci tramuteremo in un Osservatore, cioè una figura in grado di leggere le anime ed accedere alle memorie della loro vita passata; un potere immenso, e che ha come contropartita quello di privare completamente del sonno chi ne è investito. Una volta presa coscienza della sua nuova condizione, il nostro personaggio si getterà in un lungo inseguimento dei cultisti, nel tentativo di invertire la maledizione che l'ha colpito. Ci fermiamo qui con i dettagli della trama, anche perché rivelare ulteriori sfaccettature o dettagli del racconto in un titolo che fonda buona parte dei suoi pregi sulla componente narrativa, sarebbe un vero e proprio crimine.
Sappiate soltanto che la trama principale ed il tessuto di narrative secondarie che la adornano, rappresentano il grande punto di forza di Pillars of Eternity: un impegno produttivo francamente incredibile, che rende l'universo di gioco semplicemente meraviglioso. Il mondo di Eora ha una storia lunga di guerre, soprusi, vittorie, sconfitte e nuovi inizi. Tutto è documentato per filo e per segno nella wiki dedicata e durante il gioco, grazie ai libri e ai testi che troverete sparsi per Dyrwood. Non occorre leggerseli tutti: basta un accenno, una lettura di sfuggita per capire che il lavoro svolto per la caratterizzazione di un mondo completamente nuovo e dannatamente interessante è senza precedenti. Ogni dettaglio, ogni riferimento di pura fantasia si posiziona in modo congruente nell'immensità della genesi di Eora. Il proprio personaggio è un minuscolo puntino sulle carte demografiche di questa terra fantastica e indimenticabile.


Ci accorgeremo ben presto, inoltre, che ogni decisione da noi presa avrà un impatto sul mondo di gioco, e su di noi, modificando il modo in cui gli npc ci vedranno: i lunghi dialoghi a cui assisteremo saranno infatti seguiti, come facilmente intuibile, da diverse possibilità di risposta, allineate ad un determinato tono (come ad esempio ‘onesto' o ‘stoico'). Ognuna di queste avrà una ripercussione, sia a breve che a lungo termine, sul nostro futuro all'interno Eora. Ovviamente, sugli esiti delle interazioni con personaggi e culture, influirà anche la nostra razza: gli Orleans, ad esempio, non sono benvisti da buona parte della popolazione.
Se infine vi serve qualche accenno al tono della trama portante, sappiate che oltre ad essere scritta magistralmente, sarà intrisa di un'epicità unica, al contempo capace di lasciare spazio anche a situazioni dai toni decisamente più distesi.
Passando da tastiera e mouse al gamepad

Una delle domande che più spesso accompagna le varie conversioni di titoli pensati unicamente per il PC riguarda, com'è logico pensare, l'adattamento dei comandi di gioco, inizialmente pensati per essere gestiti con mouse e tastiera. In questo caso i ragazzi di Obsidian hanno deciso di collocare tutte le azioni che su PC si eseguivano semplicemente puntando il mouse su oggetti e personaggi in due quadranti radiali: il primo dedicato al combattimento, con relative azioni e abilità, ed un secondo che riguarda invece il nostro personaggio, nel quale sono invece presenti la rispettiva scheda personale, le impostazioni di equipaggiamento, la lettura del diario delle missioni o ancora possibilità di accamparsi insieme a tutto il party. Le icone legate a tutte queste azioni sono richiamabili a schermo attraverso i grilletti del controller di gioco. Una gestione che, tutto sommato, ricorda quella già presente in un altro titolo dall'impronta simile, arrivato tempo addietro su console di scorsa generazione, cioè Dragon Age Origins, arrivato nel 2009 con un ottimo adattamento per console. Ad essere puntigliosi, tuttavia, la bontà di questa conversione per PlayStation 4 ed Xbox One non raggiunge quella che, quasi un lustro fa, Bioware riuscì ad attuare. Se infatti, giocando a Pillars of Eternity su PC, per parlare con un membro del proprio party bastava cliccare sul suo ritratto, in questa edizione per console invece bisogna andare a scandagliare il menù di combattimento; un processo molto meno intuitivo ed assai più macchinoso, insomma.



Passando al combattimento, questo avviene, come nella versione PC, in tempo reale, con la possibilità di mettere in pausa l'azione in qualsiasi momento per distribuire i vari comandi; particolarmente utile in questa versione, a tal proposito, è la possibilità di settare l'auto-pausa, attraverso menu principale, a seconda della situazione da noi affrontata (ad esempio: quando ingaggiamo il combattimento, quando uno dei nostri muore oppure quando un'arma è inefficace verso il nemico). Nonostante la gestione degli scontri sia molto semplice a livello di controlli, il combattimento, in Pillars, è caratterizzato una ripida curva di apprendimento. State quindi molto attenti, perché un anche un solo click involontario può portare, nei casi peggiori, a degli esiti infausti. Cercate di interpretare gli scontri con calma, ponderando tutte le opzioni strategiche a disposizione del vostro party. Lungo l'avventura, del resto, farete incontri strani e alcuni intrepidi avventurieri si uniranno a voi, fino a formare un gruppo di massimo sei componenti
Il sistema di sviluppo e crescita e sviluppo è molto lineare, ma non meno profondo e dettagliato di altri esponenti del genere, e anzi molto meglio bilanciato nel suo insieme. Le statistiche principali sono più o meno le solite a cui siamo abituati e tali rimarranno fino alla fine del gioco, e si aumentano grazie all'equipaggiamento. Salendo di livello, potremo sempre distribuire dei punti addizionali nelle cinque skill principali comuni a ogni classe, mentre a livelli alterni progrediremo sugli altri due alberi a disposizione di ciascun personaggio: Abilità e Talenti. Il punto cruciale del sistema proposto è che ogni combinazione di classe, razza e origini sbloccherà determinati talenti passivi tra cui scegliere e abilità attive di classe. Ognuna delle undici classi è caratterizzata bene quanto lo sono l'ambientazione e la trama e, sebbene esistano notevoli somiglianze, durante i combattimenti le strategie varieranno in continuazione. Anche per la presenza di classi non convenzionali davvero ben concepite, nonché per la profondità tattica garantita da un sistema estremamente sfaccettato, Pillars of Eternity mette in scena una giocabilità ancora oggi eccellente.
L'esigenza di soppesare

Il passaggio alla console, a livello di controlli, ha anche degli innegabili vantaggi: uno dei più rilevanti, ad esempio, riguarda il movimento del nostro protagonista, con tutto il party appresso, semplicemente gestito dalla levetta analogica; degne di nota sono la modalità furtiva, attivabile nella versione per PlayStation 4 da con L3, ed il controllo della velocità di gioco con le frecce direzionali.



Un altro grande vantaggio è dato poi dalla facilità di ricerca di tesori nelle stanze: anziché muovere il mouse su tutto ciò che si vede dentro una stanza, sperando che il cursore cambi e segnali un tesoro o una trappola, basterà infatti far avvicinare un personaggi verso uno di questi punti di interesse, premere X e completare così la ricerca.
Nessuna delle questioni legate all'adattamento dei controlli, va sottolineato con forza, interferisce in opgni caso con l'assoluta brillantezza del prodotto come Pillars of Eternity. Il titolo Obsidian presenta approcci unici nel cercare la soluzione alle varie situazioni, che sia tratti di un combattimento (rimarrete impressionati dalle svariate opzioni disponibili per infiltrarsi in una roccaforte nemica), o dei tantissimi dialoghi, le cui linee narrative mantengono sempre un altissimo livello di scrittura per tutta la durata del gioco. Oltre a ciò, va banalmente messo in conto che in questa sua incarnazione per console il titolo conta delle due espansioni (The White March: Part I e II) pubblicate in questi ultimi anni, aumentando così a dismisura la già elevatissima mole di contenuti su cui già Pillars of Eternity poteva contare.
Il bello non sta solo nei poligoni

Altro aspetto interessante riguarda il comparto visivo. Sul fronte della componente meramente estetica, il titolo di Obsidian ha già dimostrato da tempo di che pasta è fatto. Il lavoro svolto dagli artisti del team di sviluppo è encomiabile, e riconoscibile sin dai primi bozzetti pubblicati per i backers che avevano finanziato il progetto su Kickstarter.


Nel mondo di Eora sono presenti sì i vari elementi classici dei giochi di ruolo a sfondo fantasy, ma non mancano dettagli dalle peculiarità uniche, che riescono a restituire un'impronta riconoscibilissima al titolo, coadiuvata poi da un comparto sonoro magari non proprio sconvolgente, ma comunque trascinante più che riuscito. In termini grafici, invece, nella sua prima edizione per PC Pillars of Eternity riusciva a farsi perdonare la mancanza di un numero elevato di poligoni con una direzione artistica sopra la norma.
Tecnicamente, anche in questa sua incarnazione per console la situazione è immutata, e appuntiamo ciò con una nota di rammarico. Immutate anche le dimensioni dell'interfaccia, evidentemente non proprio adatte a sposarsi con gli schermi dall'ampia diagonale. I caricamenti sono inoltre abbastanza estesi, e qualche bug è rimasto qua e là. Per fortuna la fluidità è quasi sempre garantita, eccezioni fatta per qualche rallentamento, molto sporadico, quando si affrontano molti nemici..

VOTO FINALE 8,5

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