lunedì 24 ottobre 2011
BATTLEFIELD 3: RECENSIONE !
10:03
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Sin dal suo annuncio, Battlefield 3 si è configurato come un eccezionale fenomeno mediatico, attirando a sè le attenzioni dell'intera industria del gaming: non solo per il ritorno di un brand carissimo al pubblico PC, ma anche per la rivoluzione tecnologica promessa da DICE. Tutto questo, senza contare l'ostentata rivalità con il colosso Call of Duty, la quale verrà intenzionalmente lasciata da parte in questa trattazione.
L’inarrestabile marketing messo in moto dal publisher Electronic Arts ha naturalmente creato aspettative altissime attorno al titolo, una cortina di hype con la quale fare i conti non sarà senza dubbio facile.
Prima di passare all'analisi, è bene precisare che la seguente recensione è dedicata espressamente alla sola versione PC del prodotto: date le marcate differenze che la separano dalle conversioni console, a queste ultime riserveremo un'approfondita analisi separata.
Il regno del terrore
La campagna singolo giocatore di Battlefield 3 si ispira chiaramente, per stile narrativo e contenuti, agli stilemi imposti dalla serie Modern Warfare: attraverso gli occhi di diversi militari in servizio in differenti angoli del globo, da Teheran, alle coste del Mar Caspio sino a Parigi, vivremo una crisi globale che vede un terrorista intenzionato a destabilizzare l'ordine mondiale in seguito alla sottrazione di testate nucleari dal suolo russo. Per quanto la maggior parte delle circa sei ore di gioco siano spese in compagnia del Sergente dei Marine Henry “Black” Blackburn e della squadra Misfit, brevi divagazioni interesseranno anche altri personaggi, come la pilota di caccia Jennifer Hawkins e il carrista Jonathan Miller.
La frammentaria narrazione, fatta di brevi missioni legate da un fil rouge non sempre solido, non riesce a mantenere un ritmo adeguato per tutto l’arco della sua durata, alternando momenti di puro intrattenimento (notevolissimo, ad esempio, l’incipit) a interludi meno riusciti.
Dal punto di vista del gameplay si nota l’intenzione di ibridare lo stile tipico della saga Call of Duty con il ritmo carattestico del brand DICE, più lento e ragionato: il risultato è una campagna senza dubbio migliore di quella proposta da Bad Company 2, grazie ad un elevato tasso di spettacolarità delle ambientazioni e a un level design perlopiù ispirato, eppure non priva di difetti.
Il più evidente è senza dubbio un’intelligenza artificiale nemica priva di routine avanzate, poco incline agli accerchiamenti e agli spostamenti sul campo, più portata per una guerra “di posizione”. Non a caso, le unità avversarie sono state dotate di una mira quasi infallibile (già al livello di difficoltà Normale), così da non abbassare eccessivamente il livello di sfida dell’esperienza.
Non manca inoltre qualche momento di evidente inconsapevolezza dell’ambiente circostante da parte delle truppe amiche e nemiche: soprattutto negli spazi più aperti si notano situazioni a volte paradossali, come amici e nemici che tentano di affrontarsi, senza successo, pur trovandosi a pochissima distanza gli uni dagli altri.
L’altro limite è invece legato al design dei livelli e degli script, questi ultimi utilizzati in maniera massiccia e, in certi frangenti, sin troppo evidenti. Gli spawn point dei nemici sono infatti stati collocati troppo a ridosso dell’area entro la quale il giocatore può muoversi. Un difetto di per sé veniale, purtroppo amplificato da un’implementazione di sequenze pre-calcolate a volte davvero grezza: più volte durante l’incedere vi troverete costretti a vedervela con un infinito spawn di nemici, i quali andranno irrimediabilmente a rimpiazzare i commilitoni caduti fino a quando non troverete la chiave di volta, solitamente uno specifico avversario da eliminare o una certa posizione da raggiungere. Un limite senza dubbio diffuso nel genere degli sparatutto militari, di cui tuttavia Battlefield 3 soffre in maniera a tratti esagerata.
La linearità dell’incedere è inoltre assoluta: per quanto le dimensioni di alcuni livelli possano ingannare, il percorso da seguire è sempre uno soltanto. Proprio come ci ricorda uno dei “consigli” visibili durante le schermate di caricamento, il modo migliore di godere della campagna di Battlefield 3 è seguire da vicino la propria squadra, attenersi agli ordini, non uscire mai dal seminato. Senza dubbio una buona metafora della vita di un “vero” militare, ma a volte certi confini si fanno sentire come davvero troppo stretti.
I difetti di cui sopra inficiano solo in parte l’intrattenimento globale, nel complesso positivo grazie alla rapida alternanza di ambientazioni e situazioni tattiche: i momenti migliori della campagna sono quelli in cui si lavora “di squadra” con i compagni, fornendo ad esempio supporto dall’alto ad un team operativo al suolo tramite fucili da cecchino, oppure accerchiando il nemico mentre il resto della squadra attacca frontalmente. E’ un peccato che questa visione credibile delle tattiche militari non sia stata distribuita meglio lungo l’arco della campagna, alternandola a lunghi scontri a fuoco non sempre soddisfacenti.
Ottima la varietà offerta dall’arsenale: grazie alla possibilità di raccogliere le armi nemiche e alla buona dotazione di base (sempre limitata all’arma principale e ad una secondaria) non avrete mai in mano lo stesso ferro per più di pochi minuti. Da segnalare tuttavia che, in seguito al raggiungimento di certicheckpoint, le armi equipaggiate potrebbero cambiare bruscamente, una svista non sempre gradevole.
L’elemento distruttibilità, vero marchio di fabbrica del brand, si fa naturalmente sentire, sia alzando il tasso di spettacolarità di alcuni frangenti, sia rendendo precaria qualunque copertura, anche la più solida.
Ad aggiungere varietà alla formula di gameplay ci pensa l’occasionale utilizzo dei veicoli, nel complesso decisamente marginale ma utile a mantenere alta l’attenzione del giocatore: nello specifico, vi troverete a fare da copilota su un caccia (peccato però non poterlo manovrare direttamente) e alla guida di un carro armato (questa volta con il completo controllo del mezzo).
Dal punto di vista strettamente narrativo, si segnala l’implementazione di brevissime sequenze di lotta corpo a corpo tramite quick time event, efficaci solo all’inizio della campagna, troppo prevedibili invece nella seconda metà. La sceneggiatura, che si dipana attraverso lunghi flashback originati dal racconto del Sergente Blackburn, non presenta particolari sorprese, riuscendo tuttavia a non annoiare.
Pur mostrando il fianco a diversi momenti poco ritmati e ai limiti di gameplay di cui sopra, le sei ore circa scorrono via tutto sommato veloci, lasciando impressi nella memoria soprattutto gli eccezionali scorci di level design e qualche momento particolarmente riuscito. Va da sé che la campagna singolo giocatore di Battlefield 3 non propone nulla di davvero innovativo per il genere, limitandosi a ricalcare uno stile narrativo ormai “alla moda”, ibridandolo con i punti di forza del gameplay tipico di DICE.
La vera forza di Battlefield 3 è infatti da ricercarsi altrove, in quei campi di battaglia massivi cui il titolo, non a caso, si rifà.
The real Battlefield
Il comparto multigiocatore di Battlefield 3 mischia la tradizione DICE alle nuove possibilità offerte dalla potenza degli odierni PC e dalle straordinarie capacità del motore proprietario Frostbite 2.
Le modalità principali sono Conquista e Corsa (la prima presente sin dal capostipite Battlefield 1942, la seconda ereditata dallo spin off Bad Company), cui si affiancano il Deathmatch a Squadre e Corsa a Squadre (una modalità ridotta rispetto all’originale, per soli 8 giocatori).
Le regole delle singole stipulazioni non sono cambiate, se non per qualche piccolo dettaglio: la prima vedrà due squadre impegnate a mantenere il controllo di un certo numero di punti di spawn, la seconda ne metterà una in attacco nel tentativo di armare due cariche esplosive, l’altra invece in difesa, in diversistep consecutivi, i quali andranno ad aprire nuove parti della mappa.
A rendere davvero eccezionale il gameplay è il notevole lavoro svolto dal punto di vista del design delle mappe: perlopiù ispirate alla campagna singolo giocatore e di dimensioni molto variabili (a seconda anche della capienza, da 24 a 64 giocatori), tutte ing rado di ospitare le quattro modalità principali. Interessante come ogni ambientazione sia in grado di fornire contesti molto differenti tra loro, come nel caso di grandi spazi aperti alternati ad aree più anguste, variando molto l’incedere anche nel corso della stessa partita. Tra alti e pochissimi bassi, le nove mappe offrono un design ai massimi livelli e si adattano perfettamente alle modalità, promettendo un’ottima longevità di partenza per il comparto competitivo.
La modalità più evocativa, e in grado di esprimere il pieno potenziale del titolo, è senza dubbio Conquista a 64 giocatori: a testimoniare il notevole lavoro di bilanciamento e level design svolto, basti dire che nonostante il caos di veicoli (disponibili infatti carri armati, jeep di varia foggia, blindati e jet), anche in assenza di comunicazione diretta la cooperazione con i membri della propria squadra è sempre possibile, grazie alla chiara indicazione degli obbiettivi a schermo. Proprio il lavoro di squadra, perlomeno nelle due modalità classiche, rappresenta il fulcro del gameplay di Battlefield 3, enfatizzato dalla divisione dei ruoli grazie alle quattro classi disponibili, e dalla buona capienza dei veicoli, che, con l’eccezione del caccia monoposto, possono sempre ospitare più di un giocatore.
Torna la possibilità di organizzarsi velocemente in Squadre da quattro giocatori, usufruendo così delrespawn vicino al caposquadra, possibile tuttavia solo a patto che quest’ultimo sia vivo. Questa meccanica, differente rispetto a quella più libera vista in Bad Company 2, si rivela ben bilanciata, limitando lo spawning selvaggio. Da notare come lo squad hopping (meccanica tipica sin da Battlefield 2, corretta in quest’ultimo ma purtroppo tornata in Bad Company 2, che vedeva i giocatori cambiare squadra prima del respawn per assicurarsi posizioni migliori in campo) non sia possibile, ad ulteriore conferma del buon lavoro di bilanciamento svolto.
L’incedere in battaglia è quello classico della serie, più ragionato e lento rispetto alla media e graziato dall’ottimo feedback delle armi da fuoco. Molto interessante l’introduzione del concetto di soppressione: qualora infatti ci si trovi sotto intenso fuoco nemico, la visuale si coprirà di un evidente blur, così da simulare credibilmente l’effetto del fuoco di copertura, rendendolo tatticamente molto utile e rilevante.
Da notare l’introduzione della posizione prona, ereditata da Battlefield 2, con in aggiunta la possibilità di utilizzare i cavalletti montati come accessori su alcune armi: questi ultimi eliminano quasi completamente il rinculo, ricompensando un buon piazzamento con una capacità di tiro molto più agevole.
L’elemento distruttibilità, già rilevante durante la campagna singolo giocatore, diventa in multiplayerdavvero fondamentale per supportare lo stile di gioco massivo: qualsiasi edificio potrà essere letteralmente sventrato e fatto crollare (a volte solo in parte), esponendo chiunque si trovi all’interno. Lo stesso vale naturalmente per le coperture più esili, passibili di penetrazione dei proiettili. Ciò lascia naturalmente ampie libertà d’improvvisazione al giocatore, soprattutto in caso di utilizzo intensivo dei veicoli.
La divisione in classi rimane sostanzialmente invariata, con l’eccezione del Medico di Bad Company 2, integrato con l’Assalto. Sbloccando i pezzi di equipaggiamento aggiuntivi, le diverse classi potranno essere configurate in maniera differente: l’Assalto ad esempio potrà decidere se portare con sé il classico kit di rianimazione immediata, oppure montare un lanciagranate sul fucile d’assalto, per approcci più offensivi. Il Supporto è dedicato alle armi pesanti (ma può anche decidere di portarne di più leggere, in combinazione con il C4) e al rifornimento di munizioni, l’Ingegnere è il peggior amico/nemico dei carri armati, potendo riparare quelli del proprio team con il kit oppure fare a pezzi quelli avversari con lanciarazzi e mine, mentre il Recon non si limita al solo fucile da cecchino, disponendo di un segnalatore in grado di garantire il respawn dei compagni in un punto predefinito, e di un sensore di movimento da piazzare a piacimento.
Il bilanciamento delle diverse competenze rispetto a Bad Company 2 è tangibile: meno orientati ad un solo compito, i ruoli si rivelano personalizzabili e versatili, ognuno in grado di adattarsi a diversi stili digameplay, ognuno fondamentale sul campo di battaglia.
La crescita del personaggio è naturalmente molto profonda: oltre allo sblocco delle armi e relativi gadget con cui migliorarle (tra cui canne pesanti, soppressori di fiamma e impugnature modificate) va citato anche un limitato comparto perk: solo uno sarà quello equipaggiabile, ma la guida delle singole tipologie di veicoli godrà di bonus dedicati, come fumogeni per il carro armato o mitragliatrici più efficaci.
Il sistema è come di consueto fatto in modo che l’utilizzo ripetuto di un certo tipo di classe ed equipaggiamento dia la possibilità al giocatore di sbloccare miglioramenti ad esso relativi, permettendo una crescita molto mirata.
L’assegnazione dei punti esperienza avviene naturalmente sulla base delle kill, ma soprattutto per il completamento degli obbiettivi, favorendo ancora una volta il gioco di squadra e il contributo alla battaglia. Accumulando punti esperienza e Nastri (riconoscimenti assegnati durante la partita per specifici conseguimenti) si salirà di rank: la crescita appare inizialmente piuttosto veloce, ma l’aggiunta delle Stelle garantirà ulteriore possibilità di mostrare le proprie abilità. Queste ultime, basate sull’ottenimento di un certo numero di Nastri, rappresenteranno una sfida tutt’altro che facile da completare, essendo circa 100.
La dimensione delle mappe, le possibilità tattiche offerte dalla distruzione e dall’utilizzo massivo dei veicoli, il ribilanciamento delle classi e delle squadre fanno del comparto multigiocatore di Battlefield 3un’esperienza eccezionalmente profonda ed appagante, destinata a impegnare i giocatori per moltissime ore di intrattenimento solido e personalizzabile. Non presenterà la certosina cura al dettaglio del recente Red Orchestra, ma quanto a bilanciamento e solidità dell’offerta ludica, il titolo DICE non ha rivali.
Il prezzo da pagare, per così dire, di tutta questa profondità è una fruibilità legata a un buona disponibilità di tempo: a differenza di molti concorrenti del suo genere, Battlefield 3 non è fatto per la toccata e fuga, inscenando spesso battaglie la cui durata si avvicina all’ora piena.
Battlelog
Quello che inizialmente doveva essere un semplice sito di tracciamento delle statistiche in tempo reale, è diventato per Battlefield 3 un tassello molto più importante. Il Battlelog va infatti a sostituire completamente i menu di avvio delle partite: direttamente dalla pagina web si deciderà se lanciare la campagna, la cooperativa o il multigiocatore, con tutte le opzioni di filtraggio dei vari server per quest'ultimo, oltre all'immancabile quick match.
Il Battlelog servirà inoltre per tenere traccia dei progressi dei propri amici: oltre ad aggiungerli direttamente dalla friend list di Origin, tramite una bacheca molto simile a quella di Facebook potrete vedere le loro ultime conquiste quanto a sbloccabili e tank, lasciare il classico "mi piace" oppure commentare.
L'integrazione con il browser non ci è dispiaciuta, occorre senza dubbio qualche minuto per abituarvisi, ma nel complesso funziona. Peccato solo che, in caso di mancata connessione ad una partita, la chiusura della finestra di gioco vada forzata, un problema che probabilmente sarà prontamente risolto aggiungendo un time out.
Ottimo il tracciamento delle statistiche in tempo reale, che permette di studiare nel dettaglio le proprie prestazioni e possibili percorsi di crescita.
Gioco a due
Il comparto cooperativo di Battlefield 3 si presenta del tutto slegato dalla campagna singolo giocatore e dal multiplayer competitivo: un apposito menu del Battlelog permette infatti di accedere a sei missioni disegnate specificamente per essere affrontate online insieme a un amico, completando brevi obbiettivi, tra cui la scorta ad un convoglio, il recupero e l’estrazione di un VIP dietro le linee nemiche. Nonostante la breve durata, dai 15 ai 20 minuti ciascuna, le missioni si sono rivelate impegnative già a livello Normale, richiedendo diversi reload prima di afferrare correttamente tutti i passaggi.
Da notare come una missione si svolga interamente a bordo di un elicottero, mettendo i giocatori rispettivamente nel ruolo di pilota e copilota, con il compito di dare copertura area a un convoglio amico durante l’attraversamento di un campo di battaglia. Completando le singole missioni si otterrà un punteggio finale basato sul tempo e sull’efficienza (uguale per i due giocatori, così da evitare la ricerca del killing a scapito della cooperazione) che potrà dare accesso ad armi da utilizzare nel multigiocatore competitivo.
Senza la dispersività della campagna singolo e graziate dalla possibilità di mettere in pratica buone tattiche di coppia, queste missioni si sono rivelate ottime per trascorrere piacevolmente in tutto 3-4 ore, facendo quasi rimpiangere che il comparto non sia stato ulteriormente ampliato, data la sua validità.
Comparto Tecnico
Il Frostbite 2, sviluppato appositamente per sfruttare il meglio dall’hardware PC di ultima generazione, restituisce un impianto visivo notevolissimo. Senza rinunciare ad una scalabilità più che discreta, il motore garantisce il top dell’effettistica e una modellazione poligonale di ottima qualità. Eccezionale il comparto luci, in grado di fare davvero storia a sé, regalando chiaroscuri memorabili. Tutto questo unito ad una simulazione della fisica in game in grado di supportare appieno la distruttibilità della maggior parte delle strutture, il tutto senza cali di frame rate. Si nota un leggero downgrade in multiplayer, ma l’impatto visivo rimane di primissimo piano.
Notevole il comparto animazioni, in grado di donare alle squadre di marines movenze credibili come mai prima d’ora.
Qualche piccola sbavatura c’è, tra cui una realizzazione dell’acqua non sempre sorprendente e sporadici dettagli poco curati (qualche texture, compenetrazioni poligonali), ma nel complesso il lavoro svolto è ottimo.
Il comparto audio è eccezionale soprattutto per quanto riguarda l’effettistica: DICE si conferma maestra in questo settore, proponendo campionamenti eccezionali per armi e veicoli, mixati con un sistema di simulazione della propagazione delle onde sonore a seconda dello spazio, in grado di restituire un’esperienza sonora assolutamente fedele e realistica.
Meno incisiva invece la tracklist: a parte il tema principale già a apprezzato nei trailer e un Johnny Cash a fare da cameo, c’è davvero poco altro.
La nostra configurazione di prova (Intel i5 2500, NVIDIA GTX 560 ti, 8 GB RAM) non ha avuto problemi a mantenere il frame rate fisso a 60 FPS senza incertezze con tutti i dettagli al massimo (anche acquisendo il giocato in tempo reale). Ottimi risultati anche con una configurazione un po’ più datata (AMD Phenom X3, ATI Radeon HD 5770, 4 GB RAM), la quale ha anch'essa gestito i dettagli a Ultra restando sempre sopra i 30 FPS toccando tranquillamente anche i 60 in diversi frangenti, abbassando solo di una tacca il filtro antialiasing.
VOTO 9,3
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