giovedì 19 dicembre 2013

The Walking Dead: Stagione 2 - All That Remains RECENSIONE


La seconda stagione di The Walking Dead ribadisce in 
maniera lampante quanto siano importanti, nell'economia
 di un titolo che ormai si avvicina sempre più al concetto 
di fumetto interattivo, la sceneggiatura e la caratterizzazione
 dei personaggi. La "season one" dell'avventura grafica firmata
TellTale Games seppe incantare i giocatori per la sua capacità
 di raccontare -con un coraggio quasi spietato- la brutalità di
 un mondo collassato, marcito, fiaccato dalla piaga dei non
 morti. Un mondo in cui ogni cosa sfacela, cedendo di fronte
 alla spinta egoistica per la sopravvivenza.
Replicare le alchimie di un viaggio così perfetto non sarà
 facile, in una seconda stagione che comincia, con questo
 "All That Remains", in maniera forse meno strepitosa del
 solito. E non sarà facile soprattutto dopo The Last of Us,
 un altro titolo che, pur diversissimo nell'approccio, ha 
voluto raccontare in fondo lo stesso sconquasso declinato 
nel fumetto di Robert Kirkman ed in tutte le opere che gli 
girano intorno.
A pensarci bene, in The Last of Us come in The Walking 
Dead quello che tiene in piedi la narrazione è il rapporto 
fra un uomo ed una ragazzina: il primo è il simbolo di una 
consapevolezza cinica e disillusa, la seconda dell'innocenza
 che poteva esistere solo "prima della catastrofe". In entrambi
 i casi è il protagonista maschile che difende "ciò che resta" di
 puro in un mondo ormai condannato, anche se Joel e Lee 
decidono di salvare Ellie e Clementine in maniera sostanzialmente
opposta: uno compiendo un atto d'amore (il più estremo), 
l'altro un gesto di truce egoismo. O forse -chissà- in fondo 
entrambi i protagonisti vogliono solo salvare sé stessi: quello
 dell'action targato Naughty Dog cercando di superare una
 tragedia il cui ricordo gli si è appiccicato alle ossa, l'altro 
espiando una colpa segreta di cui il gioco, fin dall'inizio, non 
ci dice volutamente niente.
Accompagnati dal ricordo ancora vivido del toccante finale di
 stagione, quindi, ci si avventa sullaSeason Two di The Walking
 Dead sospinti da una curiosità fortissima, e dalla speranza che
 il team abbia saputo giocare alla stessa maniera con le 
emozioni, sviluppando uno script denso di colpi di scena e 
giocando come sempre sul peso delle scelte del giocatore.



All That Remains parte col botto. Invece che la storia di 
nuovi protagonisti, Telltale ha deciso di raccontare il viaggio
 di Clementine, "iniziata" alla vita di sopravvissuta da Lee e
 adesso pronta a confrontarsi con una realtà terribile, in cui 
anche il più piccolo errore può costare una vita.
E infatti l'incipit ribadisce in maniera diretta e selvaggia che
 nel mondo di The Walking Dead nessuno è al sicuro, ed ogni
 barlume di felicità è soffocato dal buio della morte: dalla
 certezza che tutto finisce. I primi minuti di gioco procedono
 spediti e violenti come un pugno allo stomaco, e con esemplare
 economia raccontano di come sia facile trasformarsi in "gusci
 vuoti" anche senza essere morsi.
La sequenza introduttiva serve a conti fatti per riallacciare il 
rapporto emotivo con i fan di vecchia data, quelli che hanno
 adorato il primo capitolo (giocatelo rigorosamente prima di 
avventurarvi in questa season two). La cesura netta e forse 
un po' frettolosa a cui si assiste di lì a poco, tuttavia, testimonia
 la volontà di allontanarsi repentinamente dalle strade già
 battute, misurandosi con nuove situazioni e nuovi personaggi.
Fin da subito The Walking Dead ribadisce invece che non è 
cambiato il concept di gioco: sulle prime sembra di trovarsi 
di fronte ad un'avventura grafica vecchio stile, in cui è possibile 
interagire con vari oggetti dello scenario per proseguire. In 
verità la formula adottata dal team è, dal punto di vista ludico,
 davvero evanescente, al pari e forse di più di quella con cui
 Quantic Dreams ha deciso di raccontarci la vita di Jodie Holmes
 in Beyond: Two Souls. L'avanzamento avviene in maniera molto 
inquadrata, lineare, e senza troppe difficoltà. Di tanto in tanto
 ci sono delle sequenze d'azione che procedono attraverso dei
 Quick Time Event, ed in linea di massima quello che più conta,
 nell'economia di quello che è un vero e proprio "racconto interattivo"
 sono invece le scelte compiute nei dialoghi, o in quei momenti 
d'emergenza in cui bisogna decidere senza pensare troppo a cosa
 fare.
Siete dunque avvertiti, se non vi piace l'idea del videogioco 
come narrazione e "sceneggiatura dinamica": The Walking Dead
 non cambia le carte in tavola, fedele agli stilemi che hanno 
reso così efficace la prima stagione.
Visto il modello ludico così particolare, si diceva, quello che
 più conta nell'economia del titolo è lo script. Che, sfortunatamente,
 dopo i primi minuti di gioco sembra quasi smarrirsi, conducendoci
 per mano in una parte centrale abbastanza noiosa e inconsistente.
Il team prova in ogni modo a tenere alta la tensione con i soliti
 giochi di regia, ma gli espedienti non sempre risultano efficaci,
 ed anche la scelta morale che si deve compiere nella parte centrale
 di All That Remains è piuttosto insipida e un po' triviale.


Per fortuna le cose migliorano notevolmente sul finale. E' qui
 che Clementine troverà una nuova comunità di sopravvissuti, 
e comincerà a scoprire le personalità di quelli che saranno 
probabilmente i suoi compagni di viaggio anche nel secondo 
episodio ("A House Devided"). E' in questa lunga parte finale 
che fortunatamente le cose migliorano: qui sì che ci sono 
momenti nervosissimi ed altri abbastanza crudi, ma è soprattutto
 la curiosità di scoprire le personalità dei nuovi personaggi che 
regge vicende altrimenti molto regolari.
Complessivamente la sceneggiatura non è delle migliori 
(è scritta del resto da Nick Breckon, che si è occupato del DLC
 400 Days e probabilmente non è a suo agio con un plot meno
 "disorganico"), ma insomma getta almeno qualche spunto che 
potrà essere con successo approfondito in futuro. Fra i nuovi
 arrivi c'è chi è comprensivo e disponibile e chi invece non riesce
 a gestire la tensione, restando antipatico e sospettoso. E c'è
 poi una ragazzina che, all'opposto di Clementine, non si è 
mai misurata con la spietatezza del mondo, e sopravvive in 
un distacco idilliaco dal reale che non potrà durare.
Purtroppo però, alla fine di tutto, All That Remains risulta forse 
un po' troppo inconsistente, congedandosi con un "cliffhanger" 
molto scialbo, che non convince nessuno. Sarebbe stato 
veramente difficile aspettarsi qualcosa in più da un episodio 
introduttivo, ma in linea di massima ci è sembrato gestito in 
maniera molto più curata il primo capitolo di The Wolf Among 
Us, uscito poco tempo fa. Lì le scene d'azione erano più
 convincenti e meglio dirette, e la conclusione fortissima e
 terribile ripagava di uno svolgimento non roboante, ma 
comunque sempre animato da costante un senso di scoperta.
 Qui la vicenda segue la parabola opposta: comincia con un 
attacco molto forte e poi si spegne, solo a tratti riuscendo a 
smuovere il giocatore. Sarà anche colpa di un setting ormai
 molto noto, che fra foreste, fiumi e fattorie non ci presenta 
niente di nuovo rispetto all'immaginario della prima stagione.

La seconda stagione di The Walking Dead segue una formula 
ormai collaudata: si presenta con la sua idea di narrazione 
interattiva, alternandosi fra sequenze d'azione, momenti 
più calmi ed introspettivi, e chiedendo al giocatore di compiere 
una serie di scelte che influenzeranno l'avventura, nel corso 
dei cinque episodi previsti. Torna anche, immutato, lo stile 
grafico tipico della produzione: è un cell shading dettagliatissimo
, con i contorni spessi e le texture che sembrano uscite da una
 graphic novel. Il tutto funziona, come ha dimostrato l'enorme
 successo della season one, e sicuramente chi ha giocato
 l'avventura di Lee e Clementine non si lascerà scappare 
questo All That Remains. La verità è però che a livello narrativo
 questo incipit non è gestito in maniera esemplare, e oscilla 
-dopo l'attacco di una cattiveria lancinante- fra momenti riusciti
e soluzioni invece più stanche. Come sempre è l'incontro con
 nuovi personaggi che genera le scene più apprezzabili, dove
 bisogna sforzarsi di leggere il carattere e intuire i modi dei 
nuovi arrivi. In meno di due ore, tuttavia, è difficile concedere 
il giusto spazio a tutti, e gli spunti interessanti di All That 
Remains andranno poi raccolti negli episodi successivi.

VOTO GLOBALE 7.5

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