L’opera d’arte di Shinji Mikami, il suo capolavoro assoluto, è ancora un videogioco esemplare e l’apice del suo genere. Un intramontabile incubo virtuale dal meccanismo ludico perfetto, inimitabile nella sua fusione sinfonica tra strategia, azione disperata, quiete, avventura, esplorazione, enigmistica elementare ma intrigante, scoperta, visione, ascolto.
Ogni inquadratura pre-renderizzata implica un genio registico implacabile nel creare ansia e la sovrabbondanza di particolari tetri favorisce un senso di oppressione che nemmeno tra le nebbie e gli inferni dei Silent Hill più riusciti mi è capitato di sperimentare.
Giocare Resident Evil HD Remaster con le cuffie amplifica un senso di immersione ancora più travolgente, e favorisce climax di suspense che accelerano i battiti del cuore al limite del dolore fisico. Poiché anche i suoni possono uccidere se non si ascolta con attenzione ogni biascichio fuori campo, quel passo incerto nel buio o quell’osceno mormorio ronzante che prelude alla comparsa degli orrendi e insettiformi “chimera”.
In Resident Evil le risorse sono davvero poche. Non che non ci siano, poiché quando ho completato questa agghiacciante avventura la mia cassa conteneva diverse munizioni inutilizzate per ogni arma e molte erbe. Ma il gioco ti induce a pensare che proiettili e curativi siano ancora di meno di quelli che effettivamente troveremo; così superare le insidie senza sprecare munizioni, incolumi, diventa una sfida esaltante, tanto che capita di ripetere alcuni segmenti di gioco prima di salvare solo per riuscire a completarli nel migliore e meno dispendioso dei modi. E’ l’arte della sopravvivenza giocosa, il cui realismo è vacillante ma squisitamente ludico.
La qualità di Resident Evil Rebirth, insomma, è indiscutibile, ma siamo di fronte ad una versione masterizzata, e questa bisogna recensire. Come ha lavorato Capcom?
Un po’ troppo di fretta, purtroppo, sebbene alla software house di Osaka vada il merito -e non è cosa da poco- di avere “universalizzato” per ogni piattaforma un capolavoro che fino ad ora è restato di nicchia.
In definitiva non c’è nulla di importanza sostanziale che non ci fosse già nella versione Game Cube e Wii.
Gli scenari, nella vastità rettangolare del formato panoramico, acquistano bellezza e profondità e lo splendore dell’HD li colora di ulteriore magnificenza pittorica; ma i filmati in CG soffrono di una sgradevole opacità che li penalizza se paragonati al lucore policromatico delle ambientazioni. Inoltre quando si carica un salvataggio sullo schermo nero, in cui si leggono brevi perle del tipo “la paura non può uccidere, ma...”, compare una linea con la percentuale del loading che nega parte del loro lirismo anticipatorio agli spaventosi aforismi.
Ho trovato pratico muovere la protagonista con lo stick invece che con la croce direzionale, il cui utilizzo è davvero utile solo in un momento della fine del gioco con Jill, perché consente di camminare senza rischiare di correre. E in quel particolare frangente rischiare di spingere troppo sullo stick può risultare letale.
Comunque Capcom, avendo a disposizione un’opera di tale grandezza, avrebbe dovuto dimostrare più amore nei suoi confronti, magari guardando alla Square-Enix e alle sue riedizione di Kingdom Hearts o di Final Fantasy X. Perché, ad esempio, visto che ormai sembra annunciato, non pubblicarlo insieme a Resident Evil 0? Come successe in Giappone per la versione su disco Biohazard Revival Selection, che contiene sia Resident Evil 4 e Code Veronica rimasterizzati. E a proposito Capcom, non sai che molti fan di Resident Evil sono feticisti? Perché pubblicarlo in occidente solo in versione scaricabile? Credo che anche in occidente avrebbe venduto bene su disco.
Il prezzo (è contemplato anche il cross-buy tra Ps3 e Ps4), è comunque accettabile per questo videogioco orrendamente sublime, e sarà di 19,99 euro.
Grazie a nuove invenzioni e idee drastiche e geniali, il remake di Resident Evil va oltre il gioco originale: è più vasto, nuovo e profondo. Terribilmente splendida l’introduzione dei Crimson Head e ciò che include ludicamente: se non diamo fuoco o decapitiamo gli zombie questi prima o poi si risveglieranno ancora più pericolosi (e già lo sono parecchio). I Crimson Head sono veloci, imprevedibili e artigliati; quando vi danno la caccia sono spietati e per eliminarli converrà utilizzare il fucile o il lancia-granate per evitare che si avvicinino troppo. Bruciare gli zombie poi non è così facile perché, almeno con Jill, avrete una fiaschetta che contiene solo due dosi di benzina da portarvi dietro e da riempire in rarissime taniche dislocate per la magione, il giardino, il laboratorio e i sotterranei. Ma dopo tre ricariche le taniche si svuotano. Inoltre la fiaschetta funziona solo se vi portate dietro l’accendino e ciò vuole dire occupare due preziosi slot dell’inventario.
Altra macabra ed eccezionale aggiunta è la terrificante Lisa con il suo volto mascherato nel necrofilo stile di Faccia di Cuoio. Scoprire la sua storia è orrore dentro l’orrore.
Utilissime sono le armi di reazione, coltelli e batterie che non occupano nessuno slot e sono equipaggiabili. Quando un nemico vi afferra (una batteria elettrificante ha funzionato anche con il Tyrant che mi aveva afferrato, salvandomi la pelle) potete utilizzarle premendo un tasto o settandole nel modo automatico, e queste armi consentiranno qualche gradito secondo per fuggire o reagire senza che il contatto con il mostro abbia provocato ferite. Non sono tante, però. Anzi.
Le ambientazioni ridisegnate a partire dal classico e quelle nuove possiedono una bellezza oscena che nel remake del remake risulta ancora più impressionante: il cimitero dalle lapidi cadenti dietro la magione, il giardino tenebroso con cani e serpi, i tunnel claustrofobici dove strisciano ragni e altri terrori, la gigantesca vasca sotterranea tra i cui liquidi nuotano squali bianchi mutanti, la foresta con i suoi tetri alberi autunnali che feriscono le tenebre già sconce di una notte infinita.
Resident Evil Rebirth, e la sua rimasterizzazione lo ribadisce, è il survival horror per eccellenza, sanguinosa e purulenta poesia d’orrore e grandiosa avventura dello spavento.
Consiglio a tutti di giocarlo nella modalità più difficile da subito e ai più coraggiosi, finito il gioco, di provare quella Vero Survival con le casse non comunicanti e la mira completamente manuale.
Il Resident Evil in questione non è solo l’episodio supremo della saga di Capcom e uno dei migliori videogame mai realizzati, ma un “orrore” sublime che sfugge ai confini imposti dal suo medium d’appartenenza, per essere assunto tra le più alte invenzioni orripilanti di Robert Bloch, Richard Matheson, Stephen King, George Romero, Tobe Hooper, John Carpenter...
Sebbene l’operazione di rimasterizzazione svolta da Capcom non sia esemplare (come quella compiuta, ad esempio, da Square-Enix per i suoi classici del Reame di Cuori) e denunci una certa fretta e poco amore, il risultato del suo lavoro è comunque quello di avere reso godibile su ogni piattaforma un capolavoro senza tempo che sia chi ha già giocato o chi non lo ha mai vissuto non dovrebbe perdere per la sua qualità artistica e ludica.
Le ambientazioni di gioco dilatate dal formato 16:9 risultano ancora più affascinati e ricche di colori e dettagli, così come i modelli dei personaggi e dei mostri si presentano ingigantiti in carisma e mostruosità nel brillante e oscuro splendore dell’HD. Peccato che i filmati appaiano invece slavati, quasi sfocati, e per quell’antipatica linea del caricamento che si sovrappone alla schermata nera su cui si leggono agghiaccianti aforismi.
Considero l’originale per Game Cube un gioco da 9 e mezzo, se non da 10, e il voto sarebbe stato lo stesso per l’edizione Remaster se questa fosse stata più ricca, amata e curata. Siamo comunque lontani dalla mediocrità e solo un lavoro di rimasterizzazione davvero malfatto avrebbe potuto penalizzare gravemente un videogame “totale” che è l’apoteosi poetica del survival horror.
Da vivere, da temere e soprattutto da giocare. Ancora.
VOTO GLOBALE 8
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