Era il 2011 quando Michel Ancel, superando una stagione creativa un po' buia e non troppo prolifica, rispolverava il suo Rayman scrivendo una nuova pagina nella storia dei platform bidimensionali. E non è un caso che dopo appena due anni dalle sue nuove "Origini", Rayman sia già (ri)diventato "Leggenda": il titolo pubblicato da Ubisoft era vibrante ed esplosivo, calcolato nel level design ed esuberante nello stile.
Animato da una colonna sonora impeccabile, costantemente alla ricerca di soluzioni espressive che deviassero dal canone, Rayman Origins fu un fulmine a ciel sereno, e di colpo si posizionò negli annuari del genere come uno dei platform più indovinati di sempre.
Oggi, dopo aver cambiato in corsa i piani di pubblicazione (il gioco sarebbe dovuto uscire lo scorso marzo in esclusiva su Wii U), Ubisoft propone un seguito diretto delle avventure della "melanzana". E Rayman Legends, ve lo anticipiamo, riesce nella difficile impresa di superare il suo predecessore per inventiva, pienezza artistica, ritmo e vivacità.
Dentro Rayman Legends c'è Rayman Origins. Recuperando un certo numero di Lum nei livelli, è possibile ottenere degli speciali “gratta e vinci”, ognuno dei quali nasconde una ricompensa. Ci sono strane creaturine da collezionare, Lum extra, e... tutti i livelli del precedente capitolo, che vengono sbloccati in una galleria a parte. Così chi non l'ha giocato al tempo dell'uscita può mangiarsi le mani. E rimediare.
Rayman Legends ci catapulta, quasi senza preamboli narrativi, in uno strano medioevo in cui coesistono draghi sputafuoco e giganteschi esseri robotici, manieri infestati di trappole e scoppiettanti feste messicane. E' difficile descrivere le emozioni dell'incontro con lo stravagante mondo costruito dagli eclettici artisti di Ubisoft: è come una divertita meraviglia, in cui l'ammirazione per la pienezza del tratto lascia il posto ad un entusiasmo quasi infantile per il look di improbabili creature e per le trovate inattese del level design.
Uno dei pilastri che sostiene la produzione, del resto, è proprio lo stile sempre energico con cui sono caratterizzati gli stage, gli sfondi, i boss: tutto merito di una ricerca artistica coraggiosissima, ma anche di quel poderoso strumento che è l'Ubi-Art Framework.
Nei lunghi anni di sviluppo di Rayman Origins l'ottimizzazione del tool ha richiesto impegno e dedizione, ma il team sembra aver raccolto i frutti del duro lavoro: l'Ubi-Art è in grado di creare quadri di gioco che sembrano disegni in movimento, animando di fatto le creazioni bidimensionali degli artisti e garantendo alla produzione un colpo d'occhio unico.
Il tempo che separa Origins da Rayman Legends, insomma, è servito non più per la creazione dell'infrastruttura, ma per la moltiplicazione dei contenuti: e si vede. Gli stage di Legends sembrano non finire più, e quando si pensa di esserci anche solo avvicinati alla fine, eccone un altro che spunta all'improvviso.
Oltre all'engine, questo capitolo recupera in toto anche il gameplay del predecessore. Rayman salta, plana delicatamente, mena cazzotti a terra e in aria, ma soprattutto corre. Schiacciare il trigger destro mette il protagonista sull'attenti, e lo fa schizzare come un razzo: così si allungano le traiettorie dei salti, si eseguono colpi rotanti, e addirittura ci si trova a correre sui muri e persino a testa in giù. Chi ha giocato Rayman Origins sa bene che questo della corsa era un elemento distintivo della produzione, che andava ad influenzare in maniera consistente il gameplay. E per fortuna in Rayman Legends le cose non sono cambiate.
In Rayman Legends c'è una modalità multiplayer che più pazza non si può. Da due a quattro giocatori sono catapultati in un'arena con due porte, ed il loro compito è quello di segnare più goal possibile, picchiando come pazzi una palla dalle traiettorie non sempre prevedibili. Si comincia quasi per scherzo, e si finisce per non smettere più. Il Kung Foot è una trovata geniale, e le partite si fanno subito tesissime, intense, cattive. Si sprecano le risate, le imprecazioni, i pugni sulla spalla del vostro avversario.
Ad onor del vero, tuttavia, il gioco parte un po' in sordina. I primi due mondi contengono livelli introduttivi, che servono per prender confidenza con la fisica di gioco. "Teens nei Guai" è piuttosto sottotono, con stage dai ritmi abbastanza traballanti e senza trovate interessanti. L'unica novità, ovvero la presenza di un aiutante che può interagire con l'ambiente spostando vari elementi dello scenario per aprire il passaggio, non fa altro che allentare il passo dell'avanzamento, e si trova un po' fuori contesto. L'introduzione di questo aspetto era stata infatti pensata per WiiU, e specificatamente per il co-op asimmetrico, in cui uno dei due giocatori -gamepad alla mano- avrebbe dovuto liberare la strada all'altro. In single player tutto quello che si deve fare è premere un pulsante a tempo, e almeno inizialmente la cosa non è per nulla entusiasmante.
Anche i livelli ventosi di "Toad Story" riescono solo raramente a raggiungere la qualità dei migliori stage di Rayman Origins, e nella prima ora di gioco c'è insomma un po' di incertezza.
Per fortuna il titolo propone una progressione non lineare, basata sull'accumulo dei Teen recuperati nei livelli. Quasi subito si sbloccano quindi i vari quadri di gioco (ogni stage è rappresentato da una tela in una galleria d'arte), e si comincia a dare un'occhiata ai livelli più avanzati.
Ed è qui che accade la magia. C'è un momento preciso, mentre si gioca a Rayman Legends, in cui ci si accorge di essere irrimediabilmente innamorati della produzione Ubisoft, al punto di non potersi staccare dal pad. E' forse quando si scoprono i livelli tetri di "20.000 Lum sotto i mari", tutti giocati sull'opposizione fra luce ed ombra, con effetti visivi semplicemente splendidi. O magari quando si ritrovano gli stage "culinari" di "Fiesta de los Muertos": se già il primo Little Big Planet aveva recuperato l'immaginario della santeria e del voodoo centroamericano, Rayman lo colora con sonorità da mariachi e col gusto tutto messicano per i festeggiamenti. Ne escono degli stage indimenticabili, in cui le piattaforme si trasformano in churros, i passaggi sono scavati dentro ad enormi cocomeri, ed un esercito di Luchadores sembra intenzionato a punzecchiare il nostro eroe.
Sicuramente è sempre il colpo d'occhio che veicola per primo gli entusiasmi: Rayman Legends è un titolo inesauribile, da questo punto di vista, che riesce a far convivere immaginari diversissimi, e soprattutto iconografie rarissime nel mondo del platform.
Eppure di tanto in tanto appare qualche reminiscenza dei livelli acquatici di Donkey Kong Country, o i cromatismi accesi ed esagerati di certi livelli di Yoshi's Island: è in questi momenti che persino i nostalgici si sciolgono, e si lasciano trasportare in un mondo tradizionalista, eterogeneo, nuovo.
Ma non crediate che il design dei livelli sia da meno. Rayman Legends, a parte gli inciampi di cui si diceva, propone stage costruiti con una cura maniacale. Le discrete doti atletiche del protagonista, le novità di questa edizione, i marchingegni recuperati dal vecchio capitolo (cioè gli "imbuti" che cambiano dimensione a Rayman), vengono sfruttati alternatamente dal team di sviluppo per variegare l'avventura, ed il risultato è semplicemente impressionante. Quasi ogni livello sembra avere un suo diverso Leitmotive, tanto che anche all'interno dei mondi ci sono stage con elementi portanti diversissimi fra loro.
CARATTERE FUORI DAL COMUNE
TI SFIDO
Tutti i tempi realizzati sui livelli “Invasi” (quelli in cui bisogna correre come degli ossessi), possono essere inviati in rete e confrontati con quelli degli altri giocatori. Ma oltre alle Leaderbords sono le sfide giornaliere e settimanali a creare assuefazione. I giocatori WiiU già conoscono il sistema, perchè hanno avuto a che fare con la Challenges App: in pratica il team propone, a cadenza regolare, delle sfide particolari da giocare in certi livelli, mentre ci si confronta direttamente coi fantasmi dei player con prestazioni leggermente superiori alle nostre. Se l'agonismo è nelle vostre corde, salvatevi: le sfide di Rayman Legends potrebbero diventare tremendamente assuefacenti.
Se la difficoltà per completare i livelli è sempre smussata dal fatto che manchi sostanzialmente il game over e che gli stage siano suddivisi in vari checkpoint, per portare a termine Rayman Legends si dovrà sudare parecchio. Per sbloccare i quadri avanzati servono i Teen, che sono ben nascosti nei livelli e nelle stanze segrete. Anche queste rappresentano altre trovate eccezionali: a metà fra prove d'abilità e piccoli puzzle, condiscono opportunamente la progressione.
Ed il crescendo di Rayman Legends non finisce qui: gli scontri con i Boss sono ispiratissimi, memorabili, ben strutturati, ed il combattimento con l'enorme "Luchador" o quello tutto "piattaformico" con un drago meccanico verranno ricordati come alcuni fra i migliori momenti del platform moderno.
Ma forse è con gli stage musicali che Ubisoft si è superata. Alla fine di ogni mondo c'è un livello da correre tutto d'un fiato, saltando e picchiando a tempo di musica. Tutti gli elementi in movimento e la posizione degli ostacoli sono coordinati con la colonna sonora, e l'emozione di concludere con un "perfect run" questi livelli è incredibile. Vi basti sapere, insomma, che in Rayman Legends c'è uno stage "composto" su Woo Hoo (da Kill Bill) ed uno che propone una versione Mariachi di Eye of the Tiger (con tanto di guitarròn e vuvuzela).
Proprio l'elemento ritmico viene fuori di prepotenza nelle fasi avanzate del gioco. Mentre ci si avvicina a sbloccare l'incredibile mondo finale "Living Dead Party" spuntano come funghi variazioni dei livelli già affrontati, che vanno completate in meno di un minuto. Più che veri e propri stage, si tratta di meccanismi ad orologeria, percorsi calcolati al millimetro, che si avvicinano molto alle bellissime prove di level design che hanno reso Rayman Jungle Run uno degli auto-runner più riusciti sul mercato iOs.
E insomma è proprio grazie a questi livelli che Legends rivendica un carattere tutto suo, allontanandosi dai capisaldi del genere per percorrere (rapidissimamente) nuove strade. Ma in questa nuova avventura non mancano stage più concentrati sull'esplorazione ("La Misteriosa Isola Gonfiabile"), su trappole e ingranaggi machiavellici ("Labirintissimo"), ed in generale la gamma di situazioni esplorata dai designer è davvero inestinguibile.
Le ore passate in compagnia di Rayman, quindi, si moltiplicano in fretta, e la caccia ai Teen diventa ben presto compulsiva. Fra l'altro la struttura pensata da Ubisoft è così leggera e adatta a saziare le voglie di qualsiasi tipo di utente, che ognuno troverà il modo spendere ore ed ore in compagnia di Legends. Fra momenti di sincera nostalgia platformica, reminiscenze dell'epoca a 16 Bit, e le tinte acquerello di un look eccezionale, l'ultima creazione di Michel Ancel resterà nei cuori di chiunque voglia affacciarsi sull'incredibile mondo di Rayman.
Rayman schizza, salta, corre velocissimo, e attraversa -stage dopo stage- un mondo meraviglioso. Scopre così questo universo onirico: un immaginario sfaccettato e multicolore, disegnato con un amore per i dettagli che pare impensabile, ma soprattutto così attento a valorizzare il nuovo, definendo un microcosmo ricolmo di strane creature, detriti, morti che festeggiano.
Risalta, oltre al colpo d'occhio, anche la costruzione dei livelli, il posizionamento di ogni oggetto, segreto, ostacolo: il design degli stage si interfaccia in maniera perfetta con le molte abilità motorie del protagonista, sia quando si prende tempi più rilassati e chiede di esplorare ogni anfratto, sia quando invece lo spinge ad una corsa disperatissima. E' proprio nell'ossessione per il ritmo (dei salti, dei pugni, delle planate) che Rayman Legends riscopre le radici del platform, supera i suoi colleghi (anche quelli più blasonati) ed esalta il giocatore. Sballottati da un livello all'altro, non si finisce più di meravigliarsi per le nuove trovate del level design, o per la meticolosità con cui sono ricombinate quelle vecchie.
Rayman Legends è, per il “genere più antico del mondo”, un punto d'approdo e una conquista.
Non c'era quindi titolo più adatto per il nuovo capitolo delle avventure di Rayman. Perchè il nuovo Platform di Ubisoft è già Leggenda.
Ad onor del vero, tuttavia, il gioco parte un po' in sordina. I primi due mondi contengono livelli introduttivi, che servono per prender confidenza con la fisica di gioco. "Teens nei Guai" è piuttosto sottotono, con stage dai ritmi abbastanza traballanti e senza trovate interessanti. L'unica novità, ovvero la presenza di un aiutante che può interagire con l'ambiente spostando vari elementi dello scenario per aprire il passaggio, non fa altro che allentare il passo dell'avanzamento, e si trova un po' fuori contesto. L'introduzione di questo aspetto era stata infatti pensata per WiiU, e specificatamente per il co-op asimmetrico, in cui uno dei due giocatori -gamepad alla mano- avrebbe dovuto liberare la strada all'altro. In single player tutto quello che si deve fare è premere un pulsante a tempo, e almeno inizialmente la cosa non è per nulla entusiasmante.
Anche i livelli ventosi di "Toad Story" riescono solo raramente a raggiungere la qualità dei migliori stage di Rayman Origins, e nella prima ora di gioco c'è insomma un po' di incertezza.
Per fortuna il titolo propone una progressione non lineare, basata sull'accumulo dei Teen recuperati nei livelli. Quasi subito si sbloccano quindi i vari quadri di gioco (ogni stage è rappresentato da una tela in una galleria d'arte), e si comincia a dare un'occhiata ai livelli più avanzati.
Ed è qui che accade la magia. C'è un momento preciso, mentre si gioca a Rayman Legends, in cui ci si accorge di essere irrimediabilmente innamorati della produzione Ubisoft, al punto di non potersi staccare dal pad. E' forse quando si scoprono i livelli tetri di "20.000 Lum sotto i mari", tutti giocati sull'opposizione fra luce ed ombra, con effetti visivi semplicemente splendidi. O magari quando si ritrovano gli stage "culinari" di "Fiesta de los Muertos": se già il primo Little Big Planet aveva recuperato l'immaginario della santeria e del voodoo centroamericano, Rayman lo colora con sonorità da mariachi e col gusto tutto messicano per i festeggiamenti. Ne escono degli stage indimenticabili, in cui le piattaforme si trasformano in churros, i passaggi sono scavati dentro ad enormi cocomeri, ed un esercito di Luchadores sembra intenzionato a punzecchiare il nostro eroe.
Sicuramente è sempre il colpo d'occhio che veicola per primo gli entusiasmi: Rayman Legends è un titolo inesauribile, da questo punto di vista, che riesce a far convivere immaginari diversissimi, e soprattutto iconografie rarissime nel mondo del platform.
Eppure di tanto in tanto appare qualche reminiscenza dei livelli acquatici di Donkey Kong Country, o i cromatismi accesi ed esagerati di certi livelli di Yoshi's Island: è in questi momenti che persino i nostalgici si sciolgono, e si lasciano trasportare in un mondo tradizionalista, eterogeneo, nuovo.
Ma non crediate che il design dei livelli sia da meno. Rayman Legends, a parte gli inciampi di cui si diceva, propone stage costruiti con una cura maniacale. Le discrete doti atletiche del protagonista, le novità di questa edizione, i marchingegni recuperati dal vecchio capitolo (cioè gli "imbuti" che cambiano dimensione a Rayman), vengono sfruttati alternatamente dal team di sviluppo per variegare l'avventura, ed il risultato è semplicemente impressionante. Quasi ogni livello sembra avere un suo diverso Leitmotive, tanto che anche all'interno dei mondi ci sono stage con elementi portanti diversissimi fra loro.
CARATTERE FUORI DAL COMUNE
TI SFIDO
Tutti i tempi realizzati sui livelli “Invasi” (quelli in cui bisogna correre come degli ossessi), possono essere inviati in rete e confrontati con quelli degli altri giocatori. Ma oltre alle Leaderbords sono le sfide giornaliere e settimanali a creare assuefazione. I giocatori WiiU già conoscono il sistema, perchè hanno avuto a che fare con la Challenges App: in pratica il team propone, a cadenza regolare, delle sfide particolari da giocare in certi livelli, mentre ci si confronta direttamente coi fantasmi dei player con prestazioni leggermente superiori alle nostre. Se l'agonismo è nelle vostre corde, salvatevi: le sfide di Rayman Legends potrebbero diventare tremendamente assuefacenti.
Se la difficoltà per completare i livelli è sempre smussata dal fatto che manchi sostanzialmente il game over e che gli stage siano suddivisi in vari checkpoint, per portare a termine Rayman Legends si dovrà sudare parecchio. Per sbloccare i quadri avanzati servono i Teen, che sono ben nascosti nei livelli e nelle stanze segrete. Anche queste rappresentano altre trovate eccezionali: a metà fra prove d'abilità e piccoli puzzle, condiscono opportunamente la progressione.
Ed il crescendo di Rayman Legends non finisce qui: gli scontri con i Boss sono ispiratissimi, memorabili, ben strutturati, ed il combattimento con l'enorme "Luchador" o quello tutto "piattaformico" con un drago meccanico verranno ricordati come alcuni fra i migliori momenti del platform moderno.
Ma forse è con gli stage musicali che Ubisoft si è superata. Alla fine di ogni mondo c'è un livello da correre tutto d'un fiato, saltando e picchiando a tempo di musica. Tutti gli elementi in movimento e la posizione degli ostacoli sono coordinati con la colonna sonora, e l'emozione di concludere con un "perfect run" questi livelli è incredibile. Vi basti sapere, insomma, che in Rayman Legends c'è uno stage "composto" su Woo Hoo (da Kill Bill) ed uno che propone una versione Mariachi di Eye of the Tiger (con tanto di guitarròn e vuvuzela).
Proprio l'elemento ritmico viene fuori di prepotenza nelle fasi avanzate del gioco. Mentre ci si avvicina a sbloccare l'incredibile mondo finale "Living Dead Party" spuntano come funghi variazioni dei livelli già affrontati, che vanno completate in meno di un minuto. Più che veri e propri stage, si tratta di meccanismi ad orologeria, percorsi calcolati al millimetro, che si avvicinano molto alle bellissime prove di level design che hanno reso Rayman Jungle Run uno degli auto-runner più riusciti sul mercato iOs.
E insomma è proprio grazie a questi livelli che Legends rivendica un carattere tutto suo, allontanandosi dai capisaldi del genere per percorrere (rapidissimamente) nuove strade. Ma in questa nuova avventura non mancano stage più concentrati sull'esplorazione ("La Misteriosa Isola Gonfiabile"), su trappole e ingranaggi machiavellici ("Labirintissimo"), ed in generale la gamma di situazioni esplorata dai designer è davvero inestinguibile.
Le ore passate in compagnia di Rayman, quindi, si moltiplicano in fretta, e la caccia ai Teen diventa ben presto compulsiva. Fra l'altro la struttura pensata da Ubisoft è così leggera e adatta a saziare le voglie di qualsiasi tipo di utente, che ognuno troverà il modo spendere ore ed ore in compagnia di Legends. Fra momenti di sincera nostalgia platformica, reminiscenze dell'epoca a 16 Bit, e le tinte acquerello di un look eccezionale, l'ultima creazione di Michel Ancel resterà nei cuori di chiunque voglia affacciarsi sull'incredibile mondo di Rayman.
Rayman schizza, salta, corre velocissimo, e attraversa -stage dopo stage- un mondo meraviglioso. Scopre così questo universo onirico: un immaginario sfaccettato e multicolore, disegnato con un amore per i dettagli che pare impensabile, ma soprattutto così attento a valorizzare il nuovo, definendo un microcosmo ricolmo di strane creature, detriti, morti che festeggiano.
Risalta, oltre al colpo d'occhio, anche la costruzione dei livelli, il posizionamento di ogni oggetto, segreto, ostacolo: il design degli stage si interfaccia in maniera perfetta con le molte abilità motorie del protagonista, sia quando si prende tempi più rilassati e chiede di esplorare ogni anfratto, sia quando invece lo spinge ad una corsa disperatissima. E' proprio nell'ossessione per il ritmo (dei salti, dei pugni, delle planate) che Rayman Legends riscopre le radici del platform, supera i suoi colleghi (anche quelli più blasonati) ed esalta il giocatore. Sballottati da un livello all'altro, non si finisce più di meravigliarsi per le nuove trovate del level design, o per la meticolosità con cui sono ricombinate quelle vecchie.
Rayman Legends è, per il “genere più antico del mondo”, un punto d'approdo e una conquista.
Non c'era quindi titolo più adatto per il nuovo capitolo delle avventure di Rayman. Perchè il nuovo Platform di Ubisoft è già Leggenda.
VOTOGLOBALE 9.5
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