martedì 20 agosto 2013

The Wonderful 101: Recensione

The Wonderful 101, per molti aspetti, è il gioco che i possessori di un Nintendo Wii U stavano aspettando. Questo titolo, infatti, incarna tutti gli aspetti che un utente di una console Nintendo vorrebbe vedere: originalità, qualità, stile e naturalmente un uso sensato dell’hardware della console. The Wonderful 101, infatti, è il primo gioco per Nintendo Wii U a fare un uso sagace del pad dotato di schermo, e per la prima volta ci mostra i benefici in termini di gameplay di un hardware apparentemente così bizzarro. La cosa più curiosa, è che un titolo così tanto “nintendaro” non è prodotto da Nintendo, ma da Platinum Games, che con la guida del visionario Hideki Kamiya ha confezionato un prodotto davvero interessante. Ma procediamo per gradi.

Non ci sono molte parole da spendere sulla trama del gioco. La storia è piuttosto banale: un’invasione aliena, un’organizzazione di supereroi pronti a fronteggiarla e tante battaglie; insomma, nulla di particolarmente degno di nota. Semmai, è il modo in cui questa storia viene messa in scena a rendere il tutto particolarmente divertente.
La narrazione, infatti, è caratterizzata da un’ironia che si mantiene costante per tutto il tempo. Gli sceneggiatori hanno evitato di cadere nell’errore di impregnare la storia di pomposità, lasciando un velo di ingenuità che si traduce in tantissime battute, in dialoghi che ricalcano lo stile degli anime classici e, naturalmente, in una serie di giapponesate che fano il verso a tutte le serie animate degli anni Ottanta con protagonisti i robottoni. Non ci sono citazioni particolarmente esplicite, ma le animazioni, la musica e le enfatiche sequenze di trasformazione fanno eco ai prodotti delle serie Time Bokan. Se siete cresciuti a pane e Yattaman, vi piacerà.





Il vero protagonista di The Wonderful 101, però, è il gameplay. Il titolo è infatti un crocevia di diversi generi videoludici, reso possibile dal particolarissimo concept, che ci consente di controllare fino a cento personaggi contemporaneamente.
In breve, il giocatore ha la possibilità di muovere il proprio drappello di personaggi come se fossero un’entità a sé stante, il tutto manipolando soltanto il leader del gruppo. Come un branco di pesci che cambia direzione quando il pesce davanti a tutti decide di virare, in The Wonderful 101 il personaggio da noi controllato ha il potere di trascinarsi dietro ogni compagno, rendendo gli spostamenti particolarmente semplici e intuitivi.
In secondo luogo, è possibile attaccare in due modi diversi. Vi è un attacco standard, che consente di assalire l’avversario con i propri personaggi, che spesso si comportano come Pikmin sotto steroidi e si attaccano al nemico, picchiandolo. Il vero potenziale del proprio gruppo, però, si scatena grazie a particolari attacchi - detti morfounioni - che consentono di trasformare i propri eroi (o una parte di essi) in un’arma. Tracciando un simbolo sul campo di battaglia, i personaggi diventano uno strumento bellico potente nelle mani del leader del gruppo. Così, possiamo ritrovarci a impugnare una grossa spada, un pugno gigante, una frusta, un bazooka e così via.
Queste morfounioni sono molto potenti, e consentono di colpire con forza anche gli avversari più coriacei. Per bilanciare il tutto, gli sviluppatori hanno fatto in modo di limitarne l’uso: ogni volta che si crea un’arma si consuma energia, che richiede del tempo per ricaricarsi. Di conseguenza, non è teoricamente possibile abusare delle armi, anche se - a conti fatti - ci si ritrova ad utilizzarle per la quasi totalità del tempo. L’energia, infatti, inizia a scarseggiare quando si usano tutte le azioni secondarie, quali schivate e contrattacchi, fondamentali per sopravvivere ma il cui abuso rovinerebbe senza dubbio l’esperienza di gioco.
A questo si aggiungono tattiche avanzate, che prevedono ad esempio di attaccare il nemico con un’arma mentre se ne crea un’altra, la quale viene controllata dall’intelligenza artificiale per un breve periodo di tempo. Se usate nel modo giusto queste tattiche possono essere devastanti, ma richiedono una buona coordinazione e una visione d’insieme che, spesso, è davvero difficile ottenere.
Il feeling che si prova nelle prime quattro o cinque ore di gioco, infatti, è piuttosto spiacevole. In breve, all’inizio non si crede di avere il controllo totale della situazione. O, se vogliamo, si ha la pessima sensazione di non capirci assolutamente nulla. Occorre dare un po’ di fiducia al gioco prima di provare le prime soddisfazioni, che fortunatamente si rivelano essere piuttosto intense quando si iniziano a padroneggiare le meccaniche di gioco.
Lo stesso Kamiya ha dichiarato che il gioco è pensato per essere rigiocato più volte, e che il primo playthrough si potrebbe qualificare come una sorta di tutorial. Non è proprio così, in quanto dopo qualche ora si inizia davvero a capire come funzionano le cose. Ma preparatevi a pestare a casaccio sui pulsanti per qualche sessione di gioco prima di iniziare a mettere in campo qualche combo sensata.





L’importanza del gamepad
L’aspetto che più sorprende in The Wonderful 101 è l’uso che viene fatto del gamepad. Quando il gioco ci venne presentato le prime volte, credevamo che il pad dotato di schermo touch sarebbe stato utile per creare le armi, e nulla più. Come abbiamo detto, per creare un’arma è necessario tracciare un simbolo, e il touch screen sembrava uno strumento perfetto per farlo.
Non è così. Se, da un lato, è incredibilmente intuitivo poter tracciare il simbolo richiesto sullo schermo, dall’altro è incredibilmente difficile a causa di un’eccessiva pignoleria del sistema che associa il tratto del proprio dito al simbolo richiesto. Il gioco, infatti, richiede una buona precisione, e talvolta quella che a noi sembra una linea “abbastanza dritta” per il gioco è un tratto curvo, e la spada che volevamo creare si trasforma in un frusta o, addirittura, in una pistola.
Non ci sorprende, dunque, che nel tutorial il gioco ci inviti a tracciare i simboli con l’analogico destro, anziché con il dito. Nella nostra personalissima esperienza ci siamo ritrovati a utilizzare lo schermo touch per creare la maggior parte delle armi, affidando all’analogico destro la creazione della spada o, più in generale, tutte quelle operazioni che richiedono di tracciare una linea retta. In generale, un po’ di pratica risolve tanti problemi, ma in definitiva il sistema di controllo è meno intuitivo e più frustrante di quanto ci saremmo aspettati.
Semmai, è l’uso del gamepad in alcune sequenze di gioco ad averci lasciato a bocca aperta. In alcuni momenti, infatti, il gioco porta i nostri personaggi all’interno di edifici. In questi casi, l’azione si svolge esclusivamente sul gamepad (a cui normalmente viene affidata una funzione di radar e di menù), mentre sullo schermo del televisore vediamo l’esterno dell’edificio. Ma non è finita: talvolta le azioni che si compiono all’interno dell’edificio (dunque sul gamepad) hanno ripercussioni all’esterno (dunque sul televisore). Ad esempio, in una particolare sequenza di gioco controllavamo un astronave dal suo interno, ma dovevamo costantemente tenere d’occhio il suo esterno per evitare gli ostacoli e individuare i nemici. Ad un tratto un cattivo ha fatto la sua comparsa all’interno dell’astronave, costringendoci a combattere un nemico, il tutto mentre tentavamo di controllare l’astronave buttando un occhio di tanto in tanto al televisore per evitare di farci colpire dalle altre astronavi. La sensazione è assolutamente inedita, quasi spiazzante e sicuramente piena di emozioni, tanto da lasciarci ricordare la prima volta che mettemmo le mani su The World Ends With You per Nintendo DS e sul suo straordinario combattimento asincrono.
Il titolo è anche giocabile solo sul televisore (o solo sul gamepad), ma così facendo vi perderete alcuni dei momenti migliori di questo gioco.




Se l’autorialità di Hideki Kamiya traspare nel concept (i suoi precedenti lavori, in particolareViewtiful Joe e Okami, sono chiare fonti di ispirazione), la produzione di Platinum Games si lascia vedere nel senso di “esagerazione” che pervade il gioco.
La cosa diviene particolarmente evidente nelle boss fight, che come in Bayonetta e MadWorldsi tingono di toni barocchi e si riempiono di contenuti. Alcuni boss presentano ben più delle tre canoniche fasi di scuola Nintendo, e in alcuni casi lo scontro può durare anche decine di minuti.
Al contempo, la produzione Platinum Games si porta dietro anche parte dei suoi difetti: nel complesso, c’è un eccessivo uso dei QTE con il risultato di un’interattività ridotta all’osso nei momenti più topici degli scontri. Fortunatamente, l’ironia del gioco giunge in soccorso presentando alcune finisher davvero inattese (ad esempio, abbiamo sconfitto un robot gigante facendogli il solletico sotto le ascelle metalliche), ma nel complesso si ha la sensazione che questi momenti estremamente coreografici siano un po’ troppo su binari.
La linearità, in generale, è uno dei problemi principali di The Wonderful 101: fatta eccezione per qualche livello-sfida posto a spezzare il ritmo e qualche segreto ben nascosto, il gioco è di una linearità disarmante. Se non fosse per l’elevatissimo numero di oggetti collezionabili (tra monete, statuette, achievement e, ovviamente, i cento eroi che danno il nome al gioco) l’esperienza potrebbe risultare un po’ noiosa già al secondo giro, mandando a quel paese tutti i buoni propositi di Kamiya sulla rigiocabilità di questo titolo. Per nostra fortuna, grazie a un articolato sistema di punteggio, a un buon sistema di leveling e a tantissime cose da sbloccare e acquistare, è improbabile che non vi venga voglia di rigiocare il tutto almeno una volta.
In ogni caso, The Wonderful 101 è un gioco sufficientemente longevo: la campagna si compone di varie operazioni divise in tre fasi, ognuna con un diverso numero di missioni. Ci sono poi le missioni-sfida e un semplice ma delirante multiplayer cooperativo per cinque giocatori, che tuttavia ricicla parte degli ambienti presenti nella modalità storia.





Uno stile unico. Riguardo alla grafica di The Wonderful 101, lo stile cartoonesco di Kamiya non delude le aspettative. Il character design è eccezionale: quando si zooma sul proprio esercito e si scorgono uomini-semaforo, pasticceri, ginnaste e persino un tizio vestito da supposta si resta incantati da tanta follia e originalità. Il tutto è accompagnato da un comparto tecnico ineccepibile: nonostante sullo schermo accada di tutto (letteralmente - di tutto), il gioco non perde neanche un frame.
I temi musicali svolgono il loro compito di scandire l’azione, sebbene non lascino un attimo di respiro. Ottimo il doppiaggio, disponibile sia in lingua inglese che in lingua giapponese, con i sottotitoli in italiano.


The Wonderful 101, con ogni probabilità, è destinato a diventare un titolo di culto. Non è perfetto, non è immediato e, soprattutto, non è quel gioco che farà fare la svolta a Nintendo Wii U. Ma, al contempo, è un gioco che presenta tante belle idee, talvolta sviluppate in maniera altrettanto buona. Per creare qualcosa di nuovo è necessario osare, e questo gioco osa in continuazione. Siamo felici di trovare un prodotto che, finalmente, sembra lanciarsi nel vuoto e iniziare a sfruttare davvero le potenzialità del gamepad Wii U. Speriamo che The Wonderful 101 rappresenti un punto di partenza per tanti altri giochi dello stesso calibro su questa console, titoli capaci di innovare e di rischiare ma, al contempo, capaci di lasciare il segno nei nostri cuori.

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