mercoledì 9 ottobre 2013

Beyond Two Souls - Recensione

Jodie è nata con un "dono". Lo chiamano così tutti gli uomini in camice bianco della base, e lo
 chiama così persino il professor Dawkins; ma per lei è piuttosto una strana maledizione.

Aiden è una presenza oscura che la segue da sempre e che ha in qualche modo infestato la sua 
vita.
A volte è protettivo, gentile, più spesso possessivo e malevolo. E' come un marchio, stampato a 
fuoco sull'esistenza di Jodie fin dall'infanzia, che non le ha mai permesso di condurre una vita 
normale.
Nel suo Beyond: Due Anime, David Cage ci racconta la storia di questa protagonista stanca e 
tormentata, schizzando avanti e indietro in un arco narrativo che dura ben quindici anni.

Concettualmente, lo stile della produzione non si distanzia affatto da quello di Heavy Rain, 
capolavoro con cui Quantic Dream ha superato tutti i limiti dei suoi titoli precedenti ridefinendo di 
fatto il concetto di narrazione interattiva. Non cambiano quindi le modalità di interazione con 
l'ambiente di gioco, né la struttura complessiva delle sequenze. Anche Beyond: Two Souls si 
propone come un'esperienza che mette al centro della scena il racconto e la sceneggiatura, 
scegliendo di abbracciare un gameplay particolare e molto leggero, quasi evanescente, mai 
invadente neppure nelle scene d'azione qui presenti in abbondanza.
La "poetica" di David Cage, insomma, la sua lucida e precisa visione del videogioco, restano 
evidentissime anche in Beyond, che rappresenta probabilmente il culmine di un percorso creativo 
cominciato anni fa con Omikron: The Nomad Soul ed esploso poi con Fahrenheit. Non aspettatevi 
quindi modifiche sostanziali ad una formula di gioco che mette in disparte i ritmi convulsi a cui 
spesso ci abituano i videogame: l'esperienza con Beyond è morbida e regolare, sottile. Muovendosi nell'ambiente di gioco si scoprono gli oggetti con cui è possibile interagire, e per farlo 
basta spesso inclinare la leva analogica nella loro direzione. Si riduce il numero delle volte in cui le 
icone dei tasti da premere compaiono sullo schermo, e l'interfaccia risulta ancor meno invasiva e 
"prepotente" che in Heavy Rain. Ne guadagna sicuramente l'immersività, e la splendida pulizia con 
cui il titolo ci presenta le sue scene.
Resta il fatto che per questo suo approccio molto particolare, Beyond non è un prodotto per tutti. 
Per apprezzarlo bisogna accettare appunto la priorità schiacciante del racconto, ed assaporare 
tutte le implicazioni del brillante sperimentalismo di Cage.
Bisogna capire anche che Beyond non è un videogioco passivo, puramente spettatoriale: Quantic 
Dream ci consegna di fatto una trama tridimensionale, uno spazio narrativo che è come un "campo di possibilità". Piuttosto che con gli oggetti, l'utente interagisce quindi con la storia, 
cambiandone attivamente il corso ma soprattutto influenzando potentemente il proprio punto di 
vista sui vari personaggi. La magia di Beyond è proprio questa: a seconda delle azioni del 
giocatore cambiano i protagonisti, le loro esperienze e le loro cicatrici. Aiden può diventare uno 
spirito malvagio e irrequieto, che tormenta la vita di Jodie e non le lascia respiro; oppure un'entità che in qualche modo rispetta i suoi spazi e la protegge. La stessa Jodie può trascinarsi dietro ricordi terribili, lancinanti, fino ad avere rimorsi e rancori che la spingono a gesti estremi; oppure di contro dimostrare di voler lottare ancora per la vita o per i suoi affetti, nonostante tutti i problemi della sua giovinezza lacerata.
Ecco: forse è proprio questo il modo per leggere al meglio Beyond: Two Souls. Gli elementi più "mobili" e malleabili, nella sceneggiatura scritta da Cage, non sono gli eventi ma i personaggi, e l'idea che possiamo farci di loro.


Va ribadito questo concetto perché in fin dei conti la storia e le singole scene di Beyond seguono 
una direzione ben determinata, ed anche se in certi casi gli esiti possono variare, non si avverte 
quasi mai una forte libertà in termini decisionali. Da questo punto di vista Heavy Rain era 
sicuramente molto più risoluto e riuscito: molte sequenze potevano finire male, per qualche errore 
ma pure per scelta, ed il finale era largamente influenzato dai risultati ottenuti dal giocatore.

Qui, invece, la trama procede lungo binari sicuramente più decisi e avvertibili: e non potrebbe del 
resto essere altrimenti, per via di questo suo incedere schizofrenico, che non segue l'ordine 
cronologico e si diverte invece a farci scoprire remote connessioni fra gli eventi dell'infanzia di 
Jodie e le circostanze che ci trascinano verso il fortissimo finale.

"Lineare" è un aggettivo che bisogna necessariamente usare, nel definire Beyond, sottolineando 
nuovamente che va riferito non tanto alle modalità di interazione, quanto alla sceneggiatura.

Ed è in fondo proprio lo "script" quello che regge tutta la produzione, e quello che ne determina 
successi e storture. La trama di Beyond sembra quasi ossessionata dalla ricerca di una 
spropositata varietà di situazioni e registri. Rifuggendo la fortissima coesione di Heavy Rain, il 
titolo si sforza in tutti i modi di esplorare i generi narrativi più disparati, schizzando dal dramma 
adolescenziale fino al militarismo estremo di certe scene, ed inserendo persino intermezzi a tinte 
horror. C'è da dire che tutte le sequenze sono interpretate con discreta competenza, molto 
attente ad usare linguaggi specifici e contesti visivi d'impatto. Il problema è che in certi momenti 
si avverte moltissimo lamancanza di una linea guida che sia più forte e decisa, tanto che alcune 
sequenze sembrano quasi accatastate con poca cognizione di causa, tanto per "diluire ed 
allungare" i tormenti della povera Jodie Holmes.

Ed ecco quindi che ci sono alcune scene che si infilano come schegge impazzite nella vicenda, 
poco coerenti e quasi fastidiose, che fanno da contraltare poi a momenti seriamente toccanti e 
perfetti nella loro esile semplicità. E' difficile raccontare senza svelare, ma insomma vi basti sapere che la sceneggiatura di Beyond è tutt'altro che perfetta: a volte frammentata, a volte poco elegante nei suoi approdi. Uno dei problemi più evidenti della trama riguarda la componente 
paranormale, che spesso e volentieri smette di essere legata solamente alla sfera personale di 
Jodie per diventare vorace e ossessiva. Già con Fahreheit David Cage aveva dimostrato di non 
saper gestire proprio al meglio elementi del genere, e qui si riconferma uno sceneggiatore un po' 
impacciato e non sempre elegante quando si passa dalla sfera del quotidiano a quella del 
sovrannaturale. E insomma in Beyond ci sono innesti fantapolitici con tanto di stati dai nomi 
inventati e basi segrete, ma anche momenti intimistici e allucinati in cui la presenza degli "spiriti" 
viene legata ad antichi rituali Navajo. Far coesistere situazioni di questo tipo in maniera armoniosa e coerente è una sfida troppo grande anche per Cage, che infatti inciampa a più 
riprese, con grandi cadute di stile e spigolosità difficilissime da giustificare.


In altri momenti, invece, Beyond è davvero eccezionale, intriso di un'emotività rara e preziosa, 
capace di esaltare e far impazzire il cuore. Ci sono scene forti come un pugno allo stomaco, 
situazioni laceranti e commoventi, coraggiosissime nell'esplorare tematiche mai affrontate da un 
videogame. Anche se in certi momenti prende il sopravvento la tendenza ad esser quasi 
melodrammatici, con eccessi di patetismo che sembrano fatti apposta per strappare qualche 
lacrima, il racconto lucido di una vita spesso misera e sempre al limite non può lasciare 
indifferente davvero nessuno. Entrare in sintonia con Jodie, soffrire con lei ed emozionarsi è 
questione di poco, ma in generale anche appassionarsi a certi risvolti della trama è piuttosto 
facile. Le personalità dei comprimari sono tratteggiate in maniera molto decisa; il rapporto che 
viene a crearsi fra Jodie ed il professor Dawkins o il terribile gelo con cui il padre adottivo tratta 
una figlia scomoda sono testimonianze discretamente esemplari di come Cage sappia gestire al 
meglio gli strumenti espressivi del videogame e del racconto.

Si resta quindi così, in una sorta di limbo (o di Inframondo?) in cui le eccezionalità della produzione sbattono in maniera piuttosto violenta contro i suoi spigoli acuminati. Da una parte ci 
sono i momenti piani e regolari della vita quotidiana, raccontati con una maestria estrema, che 
sfociano poi nei tormenti di una vita "inquinata" dalla presenza ingombrante di Aiden. Dall'altra le 
scene un po' fuori luogo, le trovate narrative un po' "tirate per i capelli", le sequenze d'azione che 
restano, volenti o nolenti, quelle meno riuscite.
Si procede dunque fra entusiasmi e scivoloni verso il finale, anche quello dolceamaro. Epico e 
trascinante fino alla fine, e persino risoluto nel mettere il giocatore di fronte a scelte importanti, 
ma poi anche terribilmente spicciolo nella ricerca di soluzioni consolatorie e forse neppure 
totalmente chiarificante.

Forse il problema di Beyond è questa sua voglia di parlare a tante, troppe categorie di 
(non)giocatori, cercando di amministrare al contempo lacrime e adrenalina, tormenti e rivincite, 
mistero e certezze. Una sceneggiatura meno varia e più focalizzata sarebbe stata forse più 
rispettosa delle grandi qualità comunicative del prodotto.


Alla fine di tutto, insomma, per Beyond restano un po' di rimpianti, ed il passo indietro rispetto a 
Heavy Rain ci sembra evidentissimo, almeno dal punto di vista narrativo. Tutt'altro è il discorso sul fronte squisitamente tecnico e recitativo: qui i risultati raggiunti toccano vette francamente 
insperate. Al termine del ciclo vitale di Ps3 la console dimostra il suo eccezionale predominio 
grafico, stupendo con un colpo d'occhio incredibile. I rari momenti in cui si sentirebbe il bisogno di 
un po' più di anti-aliasing o il framerate che alle volte inciampa vengono annichiliti dai risultati in 
termini di qualità visiva e cura per il dettaglio. Anche in questo caso ci sono scene più riuscite ed 
altre meno, ma quando Beyond decide di spingere sul pedale della spettacolarità, sono davvero 
pochi i titoli che possono tenergli testa. Inaspettatamente sono proprio le ambientazioni esterne 
quelle che più entusiasmano: foreste solcate dai fasci di luce delle torce, cittadine sotto assedio 
in cui gli scheletri degli edifici bombardati si levano come monoliti spettrali, e poi ancora i viali di 
una città senza nome dove si riversano le foglie scure dell'autunno. In altri casi, stranamente, la 
cura per il dettaglio cala un po', mentre sempre eccelsa è la realizzazione di Jodie. A livello 
espressivo e recitativo Beyond rivendica la sua eccezionalità, grazie al lavoro di Ellen Page e 
Willem Dafoe, ma anche per i meriti di un comparto tecnico rispettosissimo di tutte le sfumature 
delle performance degli attori.

Il modello di Jodie è ovviamente quello che ha ricevuto più attenzioni, ed in qualche caso la 
distanza coi volti degli altri personaggi si nota in maniera evidente; tanto che questi ultimi non 
riescono a raggiungere i risultati di The Last of Us, in termini di impatto e qualità della recitazione 
digitale. E' proprio la digitalizzazione di Ellen Page che rappresenta però un piccolo miracolo, tanto curata nei dettagli e spettacolare negli shader da sembrare quasi "oltre" questa 
generazione.

Ovviamente per apprezzare al massimo Beyond e soprattutto l'apporto dei grandi di Hollywood, il 
nostro consiglio è quello di giocare il titolo con il doppiaggio originale, che è possibile selezionare 
con semplicità anche senza modificare le impostazioni della console. Il doppiaggio italiano è 
competente, espressivo e ben recitato, ma lascia qualche dubbio anche al di là del lip-sinch: sarà 
che la distanza fra la versione originale e quella localizzata è evidente, o che non tutte le voci 
sono indovinatissime. Le musiche d'accompagnamento sono ben realizzate, efficaci, ma gli 
mancano forse quei toni penetranti e intimi che avevano i brani di Heavy Rain. Il tema principale è
 sicuramente quello più riuscito, mentre nelle sequenze d'azione l'incedere più regolare delle 
marcette in stile hollywoodiano si fatica ad apprezzare. La dedica finale a Normand Corbeil, 
insomma, è forse qualcosa in più che un semplice epitaffio: è il rimpianto per un lavoro lasciato 
tragicamente a metà, in cui solo a tratti compare la sensibilità musicale del compianto autore 
canadese.

Particolare e controverso, Beyond: Two Souls nasce da una visione creativa unica e preziosa, e 
porta alle estreme conseguenze il punto di vista del suo creatore. Il ruolo centrale dell'attorialità, 
il focus su una narrazione piena e fortemente emotiva, l'interazione leggera ed evanescente 
rappresentano i tratti principali di una produzione distante dalla concezione classica di videogame, attenta piuttosto ad esplorare i linguaggi e gli strumenti della narrazione interattiva. 
Ne esce un prodotto affascinante, avvolgente, che dovrebbe reggersi soprattutto sulla qualità 
della sceneggiatura e della recitazione. Ma mentre la performance di Ellen Page, Willem Dafoe e 
dei colleghi resta grande ed espressiva fino alla fine, è la storia che inciampa e cade, e si rialza, e poi vacilla di nuovo. Proprio come in Fahrenheit, i momenti migliori sono quelli in cui la trama 
indaga i panorami interiori dei protagonisti, i loro drammi perfettamente declinati in scene di vita 
regolari e credibili. Quando invece la sfera del paranormale si allarga a dismisura, abbandonando la componente personale e privata di Jodie, Beyond mostra tutti i limiti di un plot non sempre ben 
diretto ed a cui manca un po' di coesione. E' un vero peccato che David Cage abbia sacrificato 
parte della coerenza del racconto sull'altare della varietà, o che non sia riuscito fino in fondo a 
salvaguardare il coraggio di certe scelte, trovandosi costretto ad usare soluzioni ora troppo 
melodrammatiche, ora un po' prevedibili e abusate.

Beyond resta un titolo particolare e vivamente consigliato a chi cerca qualcosa di diverso, o a chi 
apprezza l'approccio di Quantic Dream: al di là di qualche stortura, sa regalare momenti 
trascinanti, commoventi, fortissimi, ed è un interessante esempio di come una singola scelta 
possa cambiare la percezione che abbiamo di un personaggio e del suo punto di vista. Heavy Rain 
resta sinceramente imbattuto, il picco nella produzione del team anche dal punto di vista della 
libertà decisionale.

Ma qui c'è da premiare anche solo il coraggio di non fossilizzarsi e tentare nuove vie. Peccato solo che questi sentieri non ci abbiano condotto ad un nuovo capolavoro.


VOTO GLOBALE 8

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