L'arrivo di uno Zelda su una nuova console Nintendo rappresenta da sempre un evento particolare nel panorama videoludico. Non si tratta semplicemente della pubblicazione di un nuovo capitolo di un brand universalmente apprezzato sulla sola console casalinga autorizzata a ospitarlo, bensì di un rito pagano, una festa comandata nel calendario di Nintendo. La celebrazione dell'eterno ritorno di Link, sempre uguale a sé stesso nella sua inevitabile diversità, e della piena maturità del nuovo hardware, ritenuto abbastanza nobile da indossare il verde manto, godere dell'inerzia nelle vendite garantita dal nome di indiscusso richiamo e ormai sufficientemente matura per navigare solitaria nel tempestoso mare del mercato.
Eppure, mentre da eShop una copia digitale di The Legend of Zelda: Wind Waker HD si mostra in tutto il suo meraviglioso candore sul nostro televisore ad alta definizione, il clima non è il solito dei giorni di festa e sul palato galleggia sospeso un retrogusto amaro. Come di certo già sapete, oggi l'invitato principale non è un nuovo Zelda rivoluzionario, concepito per sfruttare fino all'osso le potenzialità di Wii U e convincere l'adunata di scettici là fuori a portarsi finalmente a casa un esemplare della console, ma un vecchio Zelda, certo rifinito e riadatto, e per di più oggetto di discussione fin dai tempi della sua prima comparsa.
La fluidità con cui si muovono le piume è semplicemente stupefacente.
Wind Waker non è uno Zelda qualunque, sempre ammesso che possa esistere uno Zelda qualunque. È la pietra dello scandalo, l'abbandono della svolta matura appena accennata in favore di quella fanciullesca, il pomo della discordia tra i fan, che soprattutto in occidente punirono l'eresia di Kyoto con vendite minime se paragonata ai due predecessori, Ocarina of Time e Majora's Mask, pietre miliari divenute col tempo degli ingombranti paragoni. Può essere dunque una casualità la scelta di ripresentare un titolo così controverso per colmare l'attesa che lentamente divora i possessori di Wii U? Probabilmente sulla decisione devono aver pesato considerazioni di carattere tecnico: il cel-shading utilizzato per Wind Waker si presta di sicuro più facilmente a una revisione tecnica grazie a una ridotta mole poligonale e alla minore complessità delle texture.
Eppure il remake ha tenuto ugualamente occupato il designer originale Aonuma e il suo team per quattro lunghi anni. Zelda Wind Waker HD pare dunque un messaggio, la conferma di Nintendo sulla fermezza delle sue intenzioni contro tutto e tutti. Da lancio di Wii U in molti hanno provato ad avanzare suggerimenti, variazione di rotta che potessero favorire la complicata navigazione della nuova console, ripetutamente ignorati da Nintendo. A Kyoto sono sicuri di conoscere abbastanza bene il mare che solcano, continuando dritti sul percorso stabilito di cui Wind Waker HD è evidentemente solo una tappa provvisoria necessaria a ingannare l'attesa prima di giungere in porti inesplorati.
In alto a destra viene indicata l'attuale mappatura dei tasti, modificabile a piacere dal touch screen del gamepad.
GUARDA IL MARE QUANTO E' BELLO
Tutte queste riflessioni, maturate mentre il gioco veniva scaricato dalla console e accompagnate dalla consapevolezza di trovarsi di fronte a un gioco con una decina di anni di progressi tecnologici sul groppone, sono state spazzate via dal vento subito dopo aver assistito alla meraviglia visiva rivelatasi davanti ai nostri occhi all'avvio del gioco. Benché l'ossatura del Wind Waker sia rimasta invariata e il computo poligonale non si sia spostato dalle – poche – unità utilizzate a suo tempo, è impossibile non rimanere basiti di fronte al balzo qualitativo di cui gode l'immagine a video grazie al ricorso a pochi, mirati accorgimenti e a un balzo di una decina d'anni nella tecnologia.
A partire ovviamente dall'aumento di risoluzione. La risoluzione di 1080p con frame-rate a 30 fps ferrei – salvo rare incertezze nelle battaglie navali – dona all'azione una soave fluidità, e sommati alla revisione dell'illuminazione che ora produce ombre dinamiche restituiscono a video quanto di più simile a un cartone animato controllato via pad si sia mai visto finora. Da non sottovalutare inoltre il passaggio dai 4:3 ai 16:9 che aumenta la porzione di panorama mostrata a video e consente allo sguardo di abbracciare una porzione maggiore dello spazio in cui Link è immerso, includendo nell'inquadratura un maggior numero di elementi e dettagli, il che non solo migliora la composizione dell'immagine, ma aiuta anche l'orientamento e la comprensione di ciò che avviene attorno al giocatore. I poligoni saranno gli stessi dunque, il fascino assolutamente immtato, ma il balzo generazione si vede a colpo d'occhio.
Menzione a parta merita il famigerato effetto bloom, l'elemento principale su cui si sono scatenati commenti e critiche fin dal rilascio delle prime immagini. Rispetto agli screen diffusi nei mesi passati la sfocatura da tutti paventata è stata notevolmente affievolita e applicata con più coerenza nell'insieme dell'immagine. La sua presenza non passa inosservata, ma non risulta nemmeno eccessivamente fastidiosa come temuto, anche se in questo caso molto dipende dai gusti personali. Il risultato complessivo è realmente notevole, lontanissimo da quanto visto nel recente passato con le raccolte in HD di titoli altrettanto datati, con tutta probabilità grazie al lavoro di fino effettuato sul porting delle vecchie texture in alta risoluzione. Dal punto di vista tecnico sono pochissime le critiche che si possono avanzare, e quasi tutte dipendenti da valutazioni soggettive. Senza dimenticare l'influenza della ridotta mole poligonale da gestire, si tratta ugualmente di un'altra bella dimostrazione – dopo Pikmin 3 – di come un'accorta direzione artistica possa permettere a Wii U di competere anche con hardware decisamente più potenti.
l'effetto bloom è ancora presente, ma in maniera meno invasiva rispetto a quanto paventato.
VELE AL VENTO
Minori sorprese ha invece riservato la revisione del gameplay, non tanto perché manchino novità in questo senso, quanto piuttosto perché quelle presenti erano già state tutte rivelate da Nintendo nei diversi Direct dedicati al gioco. La sola incertezza era riservata all'adattamento dei controlli al Gamepad Wii U, rivelatosi ottimo alla prova con mano. Attraverso lo schermo touch è possibile assegnare gli oggetti dell'inventario ai tasti secondo il proprio gusto, eseguire le melodie, consultare la mappa. Quest'ultima scontata opportunità, oltre a rivelarsi estremamente comoda, sgombera ulteriormente l'immagine sullo schermo liberandola da un elemento fisso a video presente invece nella versione GameCube. Confermata la possibilità di muoversi mentre si tiene premuto il tasto che sposta la visuale in soggettiva, come avveniva nei capitoli più recenti.
Come previsto invece si sono materializzate le due sostanziali modifiche pensate per migliorare, su ammissione dello stesso Aonuma, una seconda fase dell'avventura afflitta da una certa carenza di ritmo. Per ovviare al problema è ora possibile acquistare alla casa d'asta un nuovo tipo di vela più veloce grazie alla quale non sarà più necessario correggere costantemente la rotta con la giusta melodia, e la relativa animazione, per governare i venti. La seconda grossa differenza rispetto all'edizione originale consiste invece nello snellimento di una missione finale, ritenuta dai più eccessivamente lunga e frustrante: senza rivelare nulla a chi non avesse mai giocato prima Wind Waker, la quadratura del cerchio si è trovata riducendo il numero di oggetti che la missione in oggetto chiedeva di collezionare.
Oltre alle modifiche all'impianto originale del gioco si registrano anche un paio di nuove feature connesse alla natura più social della console su cui Wind Waker è tornato a splendere. È infatti presente un photo mode, con tanto di quattro possibili espressioni per Link, con cui condividere le proprie pose sul Mii Verse. E sempre parlando di condivisione, Link può ora affidare al mare messaggi, suggerimenti e considerazioni sigillandoli all'interno di bottiglie vetro che, galleggiando a cavallo delle onde, potranno finire nelle mani di altri spensierati avventurieri.
Alla croce digitale è stato affidato il ricorso al cannone e al gancio da recupero.
NUOVI RITMI E VECCHI PIRATI
Al di là delle nuove opzioni di contorno, è evidente che la navigazione decisamente velocizzata e la sforbiciata all'ostica missione nella fase finale abbiano avuto come risultato lo snellimento delle ore necessarie a portare a termine il gioco, a patto naturalmente che ci si voglia avvalere di queste facilitazioni. Bisogna registrare in questo senso che il gioco non fa nulla per rivelare la presenza della nuova vela al punto che giocando Wind Waker HD senza aver prestato orecchio alle anticipazione se ne potrebbe anche ignorare l'esistenza. Sembra quasi un'omissione volontaria, a voler preservare la purezza dello spirito originario votato all'avventura fanciullesca su cui poggia questo anomalo capitolo della serie. L'esplorazione palmo a palmo del mare alla ricerca di nuovi bislacchi incontri e di luoghi la cui esistenza era – e rimane in fondo - suggerita solo sconclusionati racconti uditi in porti lontani è parte integrante dell'esperienza di gioco.
Non per nulla ogni sperduto recesso, ogni isolotto o microscopico arcipelago custodisce un dettaglio, un oggetto o indizio. Per quanto si tratti comunque di un elemento secondario rispetto alla missione principale del gioco, quest'universo in miniatura brulicante di leggende è altrettanto appagante. Negarsi la gioia della scoperta sarebbe un peccato a cui bisogna dunque concedersi volontariamente, ricercando di proposito la fatidica vela, barattando un tuffo nel mare dell'infanzia con un ritmo più consono al giocatore moderno.
Sotto le fronde delle novità resta la solita formula (quasi) perfetta di Zelda, fatta di dungeon, mostri ed esplorazione, esaltati da un aspetto grafico che torna finalmente al passo coi tempi, dopo una generazione passata a denti stretti in bassa risoluzione. Nonostante il prezzo pieno, orecchio da cui Nintendo pare proprio non voler sentire, Wind Waker HD dispone di abbastanza argomenti per convincere all'acquisto anche chi ha già navigato in lungo e in largo i suoi mari una decina di anni fa.
Il 2013 non sarà ricordato per l'uscita di una nuovo inno alla triforza, ma per il restauro di un capolavoro del passato illuminato – in tutti i sensi! - dal passaggio all'alta definizione. L'ossatura di Wind Waker resta immutata in questo remake, a essersi ammorbiditi nel tempo sono stati i giudizi sferzanti espressi all'uscita della versione originale, condizionati probabilmente dalla delusione per lo stile scelto all'epoca da Nintendo. La scanzonata, avventurosa, grottesca e fanciullesca poesia del gioco gode ora di una grafica che quasi commuove, mentre il suo principale difetto, ovvero quel calo di ritmo nella seconda parte, può essere tamponato ricorrendo a una vela più veloce. Non sarà il nuovo Zelda di cui l'ultima console Nintendo ha sempre più disperatamente bisogno, ma se questo è uno scorcio sulle cose a venire, c'è da sperare che Wii U regga il colpo e superi il momentaccio.
VOTO GLOBALE 9
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