Non ti sei interessato a Breaking Bad perché due mesi
fa, quando la serie è finita negli USA, su Internet è
esploso il Delirio e ne parlava chiunque. Cioè, non esattamente.
Puoi produrre come elemento difensivo a tua parziale discolpa il fatto
che la prima stagione di Breaking Bad l'hai presa in DVD tipo due anni fa.
E poi? E poi niente, è finita nel Grande Mucchio delle Robe da Smaltire
(GMRS), e ciao. Ma non era un addio,era solo un arrivederci: ché
quando il summenzionato Delirio dell'Internet è esploso, ti ci sei messo
di buzzo buono, e nel giro di qualche settimana tu e la signora Manhattan
vi siete sciroppati tutti i 62 episodi, tutte e cinque le stagioni. E?
E sabato pomeriggio, scusa se la colpa è un poco mia, siete arrivati alla fine.
Di cui si va ora a parlare, perciò chi non avesse ancora visto l'ultima puntata
delle avventure del Signor White con tanta roba psicoattiva blu dentro, deve
fermarsi qui. Tutti gli altri, con me […]
È vero, Breaking Bad non è una serie che decolla subito.
Gli episodi li hai trovati piacevoli sin dall'inizio, ok, perché
l'idea di fondo - un genio della chimica ridotto a fare il
professore sfigato che, siccome sta per schiattare, inizia
a cucinare metanfetamina per metter da parte dei soldi
per la sua famiglia - funziona. Ma non sono nulla in
confronto alla portata che la storia assume nelle stagioni
successive. Quando Walter White non è più solo un tizio
che si barcamena tra mille scuse per non far scoprire alla
moglie incinta e al cognato agente della DEA che produce
meth. Quando Walter White diventa Heisenberg, e, con
o senza cappello nero calato sulla fronte, non vuole più
sottostare alle minacce di questo o quel boss del crimine.
Perché il boss vuole diventarlo lui.
È una discesa agli inferi progressiva e feroce quella che
trasforma il professore rancoroso in un grandissimo
bastardo. Un uomo che non esita a lasciar schiattare la
prima ragazza di Jesse senza alzare un dito e ad avvelenare
il figlio della seconda, quando tutto questo gli serve per
mandare avanti il suo traffico. Un uomo che prima uccide
per sopravvivere, poi lo fa per aiutare Jesse, poi per
incastrare Gus Fring. E quando questo non basta più, fa
esplodere una bomba (umana) in una casa di riposo e
assassinare dieci uomini in carcere in una manciata di
secondi.
La ragione, come confessa lui stesso nell'ultimo dialogo
con la moglie Skyler, non è quanto ha sempre ripetuto a
tutti: non lo ha fatto per la sua famiglia. Lo ha fatto per
se stesso. Perché l'uomo frustrato che aveva visto le sue
idee portare al successo e alla ricchezza una coppia di ex
amici con le orecchie a sventola, l'ex professore alla
canna del gas con un secondo lavoro all'autolavaggio,
godeva della sua nuova posizione. Nell'episodio Say My
Name (S05E07), Walt invita il boss venuto da Phoenix a
pronunciarlo quel nome. Perché Heisenberg e la sua meth
di colore blu sono ormai leggenda, e lui lo sa.
Ma nel viaggio all'Inferno il signor White non è solo.
Al capolinea è già arrivata prima di lui la moglie milfona
Skyler, e la cosa è chiara, al di là di ogni possibile dubbio,
quando suggerisce che ammazzare Jesse sia una buona
soluzione per i problemi di famiglia. E poi, certo, c'è Jesse.
Il povero Jesse.
Nella primissima puntata, il giovane Pinkman era impegnato
a ballare il mambo orizzontale con una tizia, poi un ex
professore del liceo torna nella sua vita e la trasforma in
un lago di sfighe e disperazione. Un torto, una menzogna
e una manipolazione dopo l'altra. White dovrebbe essere
la persona perbene, il classico capofamiglia tranquillo sul
gradino più basso della middle class americana, mentre
Jesse dovrebbe essere il delinquente, ma i rapporti si
invertono subito, e Jesse resterà per tutta la serie l'unico
dei due distrutto dai sensi di colpa. Gale. Brock. Il ragazzino
sulla motoretta durante l'assalto al treno.
Eppure, bastardo per quanto è bastardo, ci si affeziona
al signor White. Si rimane colpiti da quello che questo
genio del male è in grado di tirar fuori ogni volta per
cavarsi dai guai. Si finisce per fare il tifo per lui, come già
era accaduto per Tony Montana, Tony Soprano e tanti altri.
A fare il tifo per lui e a restare ogni volta un po' più sconvolti
quando alza la posta e aumenta il numero di cadaveri di
cui è direttamente responsabile. O quando fischietta dopo
averla menata a Jesse su come soffre per il ragazzino
ammazzato da Todd. Ci si scopre affezionati a un mostro,
con tutte le conseguenze del caso: hai fatto il tifo per un
un genio del male? Bene, ora ti attacchi. Ma quando alla
fine il mostro schiatta, esattamente come i Tony Montana
e i Tony Soprano prima di lui, si capisce che era l'unico
finale possibile. Perché Vince Gilligan aveva in mente solo
questa fine da tempo e perché una diversa non avrebbe
avuto senso. Avrebbe fatto lo stesso effetto vedere Walter
White scappare in Messico prima dei titoli di coda?
Restarsene tra i monti insieme ai nanetti della Loacker?
No, certo che no.
Ma Breaking Bad non sarebbe stata una serie così godibile,
da top 5 delle tue serie TV preferite di sempre, se non
fosse stata costellata di tanti personaggi meravigliosi.
Tipo Gustavo Fring detto Gus, un boss del crimine che parla
come un catechista, ha una fissazione maniacale per la
cucina e l'ordine, è accolto da tutta la comunità come un
benefattore. Anche se riempie di meth di tutto il Sud Ovest
degli USA e il nord del Messico, o sgozza un suo affiliato
senza batter ciglio. Oppure come Hank, l'unico soggetto
veramente positivo tra gli adulti del cast: e anche lì, stai
per tutta la serie a sperare che non becchi il cognato, ma
quando muore ti dispiace un casino. O ancora come Mike,
a metà tra il killer e Nonno Nasone, come la schizzata
Lydia o come l'agghiacciante Todd. Soprattutto come
l'agghiacciante Todd.
Con la sua aria da bravo ragazzo, da cugino di campagna
di Matt Damon o Rob Liefeld, ma totalmente incapace
di provare sentimenti.Non è una cosa personale, dice,
subito prima di sparare alla nuca a una povera ragazza
madre innocente. Sempre con quell'espressione neutra,
anche dopo aver ammazzato un ragazzino a sangue
freddo così, per andare sul sicuro, o aver sciolto gente
nell'acido come fossero copie de Il Giornale. D'altronde,
se cresci in mezzo a una banda di redneck neonazisti,
è il meno.
Saul Goodman, l'avvocato peggio vestito della storia
della televisione, l'hai lasciato volutamente per ultimo.
Durante ogni puntata stavi lì a ripetere il suo modo di
gesticolare con pollici e indici per minuti. I completini
improbabili di Saul saranno protagonisti dello spin off
Better Call Saul,
che racconterà il prima ma, sembra, anche il dopo, la
vita dopo la fuga di Goodman. Per il resto, ti mancheranno
il signor White e tutti gli altri. Quando finisce un telefilm
che ti piace, al quale hai dedicato letteralmente ore e ore
della tua vita, si chiude una porticina su un mondo. Si
trasforma da appuntamento imperdibile in materia dei
ricordi e spunto per cosplayer. Dispiace, ma è meglio così.
Meglio, mille volte meglio vedere una serie chiudersi col
botto, dopo esser arrivata al suo picco, che tirarla avanti
fino a morte naturale. Lo sappiamo. Ché di telefilm che si
trascinano stanchi verso il baratro del calo degli ascolti è
pieno il mondo, e di quelli alla fine non frega mai niente
a nessuno. Il Signor White, invece, e chi se lo dimentica.
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