martedì 26 novembre 2013

Breaking Bad: la fine, alla fine





Non ti sei interessato a Breaking Bad perché due mesi
fa, quando la serie è finita negli USA, su Internet è
esploso il Delirio e ne parlava chiunque. Cioè, non esattamente.
Puoi produrre come elemento difensivo a tua parziale discolpa il fatto
 che la prima stagione di Breaking Bad l'hai presa in DVD tipo due anni fa.

E poi? E poi niente, è finita nel Grande Mucchio delle Robe da Smaltire
 (GMRS), e ciao. Ma non era un addio,era solo un arrivederci: ché 
quando il summenzionato Delirio dell'Internet è esploso, ti ci sei messo 
di buzzo buono, e nel giro di qualche settimana tu e la signora Manhattan 
vi siete sciroppati tutti i 62 episodi, tutte e cinque le stagioni. E? 
E sabato pomeriggio, scusa se la colpa è un poco mia, siete arrivati alla fine.
 Di cui si va ora a parlare, perciò chi non avesse ancora visto l'ultima puntata 
delle avventure del Signor White con tanta roba psicoattiva blu dentro, deve
 fermarsi qui. Tutti gli altri, con me […]




È vero, Breaking Bad non è una serie che decolla subito.
 Gli episodi li hai trovati piacevoli sin dall'inizio, ok, perché
 l'idea di fondo - un genio della chimica ridotto a fare il 
professore sfigato che, siccome sta per schiattare, inizia 
a cucinare metanfetamina per metter da parte dei soldi
 per la sua famiglia - funziona. Ma non sono nulla in 
confronto alla portata che la storia assume nelle stagioni 
successive. Quando Walter White non è più solo un tizio
 che si barcamena tra mille scuse per non far scoprire alla 
moglie incinta e al cognato agente della DEA che produce
 meth. Quando Walter White diventa Heisenberg, e, con
 o senza cappello nero calato sulla fronte, non vuole più 
sottostare alle minacce di questo o quel boss del crimine.
 Perché il boss vuole diventarlo lui.




È una discesa agli inferi progressiva e feroce quella che
 trasforma il professore rancoroso in un grandissimo 
bastardo. Un uomo che non esita a lasciar schiattare la
 prima ragazza di Jesse senza alzare un dito e ad avvelenare
 il figlio della seconda, quando tutto questo gli serve per
 mandare avanti il suo traffico. Un uomo che prima uccide
 per sopravvivere, poi lo fa per aiutare Jesse, poi per 
incastrare Gus Fring. E quando questo non basta più, fa 
esplodere una bomba (umana) in una casa di riposo e 
assassinare dieci uomini in carcere in una manciata di 
secondi.



La ragione, come confessa lui stesso nell'ultimo dialogo 
con la moglie Skyler, non è quanto ha sempre ripetuto a 
tutti: non lo ha fatto per la sua famiglia. Lo ha fatto per 
se stesso. Perché l'uomo frustrato che aveva visto le sue 
idee portare al successo e alla ricchezza una coppia di ex
 amici con le orecchie a sventola, l'ex professore alla
 canna del gas con un secondo lavoro all'autolavaggio, 
godeva della sua nuova posizione. Nell'episodio Say My 
Name (S05E07), Walt invita il boss venuto da Phoenix a
 pronunciarlo quel nome. Perché Heisenberg e la sua meth
 di colore blu sono ormai leggenda, e lui lo sa.




Ma nel viaggio all'Inferno il signor White non è solo.
 Al capolinea è già arrivata prima di lui la moglie milfona
 Skyler, e la cosa è chiara, al di là di ogni possibile dubbio,
 quando suggerisce che ammazzare Jesse sia una buona 
soluzione per i problemi di famiglia. E poi, certo, c'è Jesse. 
Il povero Jesse.




Nella primissima puntata, il giovane Pinkman era impegnato
 a ballare il mambo orizzontale con una tizia, poi un ex
 professore del liceo torna nella sua vita e la trasforma in 
un lago di sfighe e disperazione. Un torto, una menzogna 
e una manipolazione dopo l'altra. White dovrebbe essere
 la persona perbene, il classico capofamiglia tranquillo sul 
gradino più basso della middle class americana, mentre 
Jesse dovrebbe essere il delinquente, ma i rapporti si 
invertono subito, e Jesse resterà per tutta la serie l'unico 
dei due distrutto dai sensi di colpa. Gale. Brock. Il ragazzino
 sulla motoretta durante l'assalto al treno.




Eppure, bastardo per quanto è bastardo, ci si affeziona 
al signor White. Si rimane colpiti da quello che questo
 genio del male è in grado di tirar fuori ogni volta per 
cavarsi dai guai. Si finisce per fare il tifo per lui, come già
 era accaduto per Tony Montana, Tony Soprano e tanti altri.
 A fare il tifo per lui e a restare ogni volta un po' più sconvolti
 quando alza la posta e aumenta il numero di cadaveri di 
cui è direttamente responsabile. O quando fischietta dopo
 averla menata a Jesse su come soffre per il ragazzino
 ammazzato da Todd. Ci si scopre affezionati a un mostro, 
con tutte le conseguenze del caso: hai fatto il tifo per un
 un genio del male? Bene, ora ti attacchi. Ma quando alla
fine il mostro schiatta, esattamente come i Tony Montana 
e i Tony Soprano prima di lui, si capisce che era l'unico
 finale possibile. Perché Vince Gilligan aveva in mente solo
 questa fine da tempo e perché una diversa non avrebbe 
avuto senso. Avrebbe fatto lo stesso effetto vedere Walter 
White scappare in Messico prima dei titoli di coda?
 Restarsene tra i monti insieme ai nanetti della Loacker?
 No, certo che no.




Ma Breaking Bad non sarebbe stata una serie così godibile,
 da top 5 delle tue serie TV preferite di sempre, se non 
fosse stata costellata di tanti personaggi meravigliosi. 
Tipo Gustavo Fring detto Gus, un boss del crimine che parla
 come un catechista, ha una fissazione maniacale per la 
cucina e l'ordine, è accolto da tutta la comunità come un 
benefattore. Anche se riempie di meth di tutto il Sud Ovest
 degli USA e il nord del Messico, o sgozza un suo affiliato
 senza batter ciglio. Oppure come Hank, l'unico soggetto 
veramente positivo tra gli adulti del cast: e anche lì, stai 
per tutta la serie a sperare che non becchi il cognato, ma
 quando muore ti dispiace un casino. O ancora come Mike,
 a metà tra il killer e Nonno Nasone, come la schizzata 
Lydia o come l'agghiacciante Todd. Soprattutto come
l'agghiacciante Todd.




Con la sua aria da bravo ragazzo, da cugino di campagna
 di Matt Damon o Rob Liefeld, ma totalmente incapace 
di provare sentimenti.Non è una cosa personale, dice,
subito prima di sparare alla nuca a una povera ragazza 
madre innocente. Sempre con quell'espressione neutra,
 anche dopo aver ammazzato un ragazzino a sangue
 freddo così, per andare sul sicuro, o aver sciolto gente
 nell'acido come fossero copie de Il Giornale. D'altronde,
 se cresci in mezzo a una banda di redneck neonazisti,
 è il meno.




Saul Goodman, l'avvocato peggio vestito della storia 
della televisione, l'hai lasciato volutamente per ultimo.
 Durante ogni puntata stavi lì a ripetere il suo modo di 
gesticolare con pollici e indici per minuti. I completini
improbabili di Saul saranno protagonisti dello spin off
 Better Call Saul,




che racconterà il prima ma, sembra, anche il dopo, la 
vita dopo la fuga di Goodman. Per il resto, ti mancheranno
 il signor White e tutti gli altri. Quando finisce un telefilm 
che ti piace, al quale hai dedicato letteralmente ore e ore
 della tua vita, si chiude una porticina su un mondo. Si 
trasforma da appuntamento imperdibile in materia dei 
ricordi e spunto per cosplayer. Dispiace, ma è meglio così.




Meglio, mille volte meglio vedere una serie chiudersi col 
botto, dopo esser arrivata al suo picco, che tirarla avanti 
fino a morte naturale. Lo sappiamo. Ché di telefilm che si 
trascinano stanchi verso il baratro del calo degli ascolti è 
pieno il mondo, e di quelli alla fine non frega mai niente
 a nessuno. Il Signor White, invece, e chi se lo dimentica.

0 commenti:

Posta un commento

la tua opinione è importante, dicci cosa ne pensi