sabato 23 novembre 2013

Ryse: Son of Rome - Recensione

Ryse: Son of Rome - Xbox One

Ryse: Son of Rome è una smisurata dimostrazione di potenza. 
E' un gioco che si lascia alle spalle i risultati tecnici di un'intera
 generazione, e dispiega su schermo tutta la meraviglia che ci 
aspettiamo di provare di fronte ad un Hardware di nuova concezione.
Annunciato quando ancora non si parlava di Xbox One, e nato
 come un progetto per Kinect, il Rysedi Crytek è diventato, dopo
 anni di sviluppo ed una revisione integrale, uno dei titoli più
 attesi e rappresentativi della “nuova alba” di Microsoft.
Eppure, la domanda che corre nelle menti di tutti i giocatori è 
la stessa che li faceva dubitare ai tempi del primo Crysis:
 basta il colpo d'occhio -la grafica- per sostenere l'impalcatura
 di un videogioco che fin dai primi incontri è apparso maestoso
 ma vuoto, roboante ma troppo poco concentrato sul gameplay?

Non si può dire che quella di Ryse sia una storia originale.
 Con l'evidente intento di parlare ad un pubblico molto vasto, 
il "blockbuster" di Crytek sceglie di raccontare delle vicende
 molto semplici, quasi scontate, puntando tutto sull'epicità 
delle situazioni e sull'impatto delle scenografie, piuttosto che 
su un plot ben articolato.
Protagonista del gioco è Marius Titus, rampollo di una nobile 
gens romana che per seguire le orme del padre intraprende la 
carriera militare. Dopo aver visto massacrata la sua famiglia per 
opera di un drappello di barbari invasori, decide di partire alla 
volta della Britannia, sospinto da propositi di vendetta. Sarà 
qui che scoprirà che il vero nemico dell'impero non è soltanto 
nelle civiltà che premono ai margini delle provincie, ma nella 
mollezza dei condottieri e degli imperatori, nel declino dei
 precetti morali e nella corruzione che logora la città da dentro.
 Il suo cammino di rivincita, quindi, prenderà strade impreviste, 
ripercorrendo le orme della figura mitologica di Damocle, in un
 racconto che intreccia storia e mito.
Gli eventi raccontati in Ryse, del resto, si ispirano piuttosto
 liberamente a fatti e fattarelli storici: la ribellione di Re Oswald
 e della figlia Budicca, nella Britannia, che fu raccontata da Tacito
 (il sovrano delle tribù si chiamava Prasutago, e "Boudica" era 
in verità sua moglie), e l'effettivo tumulto civile che all'epoca 
di Nerone pesò su Roma. Da qui comincia però la liberissima 
reinterpretazione storiografica di Crytek, che infila nel suo 
calderone narrativo soggetti, personaggi ed elementi senza
 nessun rispetto per gli annali. Così, nonostante il gioco si 
ambienti al tempo di Nerone, troviamo a Roma il Colosseo
 fatto e finito (sarebbero serviti altri dieci anni), e l'imperatore
 ha addirittura due figli (in verità non ne ha mai avuti), uno 
dei quali sembra il ritratto dello stesso Commodo che Ridley 
Scott ha infilato ne "Il Gladiatore". E insomma Ryse compie 
salti di quasi un secolo, contentandosi di consegnarci una 
Roma Antica all'acqua di rose, stilizzata e idealizzata.
Non vogliamo considerare questo aspetto un difetto: Ryse è 
un'opera di fantasia, ed è chiaro che i riferimenti culturali 
sfruttati dal team servono solo come paletti per costruire 
un'atmosfera che funzioni. Ryse non ha nessun intento 
documentaristico, e questa breve analisi delle "storture" 
storiografiche serve solo per farvi capire che tipo di prodotto 
avrete di fronte.
Quello che non convince, di contro, è proprio la sceneggiatura 
trita e banale, prevedibile dall'inizio alla fine. Le uniche trovate
interessanti riguardano propri il rapporto fra Marius e Damocle, 
spirito redivivo mosso dall'ira di Nemesi, dea della vendetta. 
Per il resto tutte le scene restano canoniche, scontate, con 
qualche terribile momento di insistito patetismo. E in tutto 
questo l'aspetto che più lascia interdetti è la somiglianza quasi
 sconvolgente con il già citato lungometraggio interpretato 
da Russel Crowe. La voglia di avvicinarsi ai modi di un film così
potentemente iconico come Il gladiatore è comprensibile, 
ma in certi momenti si sfiora quasi il plagio, ed è davvero 
triste constatare che il team non abbia saputo usare l'eccellente
 contesto visivo per valorizzare qualche spunto narrativo più
 fresco e personale.

Dovete immaginarvi Ryse come un picchiaduro a scorrimento.
 Per gran parte del tempo si va avanti in ambienti molto lineari,
 massacrando qualsiasi barbaro ci capiti a tiro. L'occupazione
 principale di Marius è quella di troncare bracci, spaccare teste,
 tranciare di netto la vita e le speranze dei suoi oppositori.
Nell'esaltazione bellica di Ryse c'è lo stesso fervore scenico di 
300, replicato da questi ritmi singhiozzanti che si muovono fra
 fendenti velocissimi ed esecuzioni al rallenty.
Bastano pochi minuti, in ogni caso, per avere un'idea piuttosto
 precisa di quello che è il sistema di gioco di Ryse. Il protagonista
 si fa strada a suon di colpi di gladio e cozzate di scudo, che
servono rispettivamente per scheggiare le armature ed aprire la 
guardia degli avversari che restano sulla difensiva. Un altro dei 
front button permette di eseguire una capriola e schivare i colpi
 più furiosi, mentre con l'ultimo si esegue una classica parata, 
annichilendo gli attacchi degli avversari. Il sistema tende ad 
assomigliare moltissimo a quello della serie Arkham, e si rivela
 tutto sommato funzionale e fluido. Dopo aver fiaccato la 
resistenza dei nemici con qualche colpo a segno, in ogni caso,
 Marius può infierire con una finisher spettacolare. In questo
caso si attivano dei Quick Time Event che scandiscono la sequenza
 di colpi che porterà alla trucida fine del malcapitato.
Non esageriamo nel dire che sul fronte delle coreografie belliche,
 Ryse è semplicemente esaltante, quasi miracoloso: per un 
appassionato di duelli all'arma bianca, ogni gorgogliante fiotto 
di sangue che uscirà dal corpo ormai spezzato dei nemici sarà 
sottolineato da un brivido.
"Ryse: Son of Rome è il titolo tecnicamente più incredibile 
disponibile su Xbox One. E' un'esibizione di potenza grafica e 
comunicativa, una lezione di stile, ed il chiaro esempio di quali
 sono i luoghi meravigliosi in cui saprà condurci la console Microsoft
"Marius è un centurione impietoso, che sfonda il naso degli avversari
 col bordo dello scudo, gioca con la sua preda lasciandola arrancare
 a terra, si sposta di lato per arrivare con la punta del gladio fra 
le costole, sulle articolazioni, alla base del collo. Ryse, avrete 
capito, è un gioco squisitamente violento.
Ma il problema vero del titolo Crytek, e lo sapere già se avete 
seguito lo sviluppo, è la sua scostante ripetitività. Dall'inizio 
alla fine il combattimento segue sempre le stesse regole. Ci si 
trova intrappolati in un gioco che ci chiede soltanto di massacrare
 ondate di nemici sempre più agguerriti, e non aggiunge nulla alla 
formula di base per rinvigorirla. Ci sono, è vero, quattro tipologie 
di bonus che possiamo scegliere di ottenere dalle esecuzioni:
 possiamo decidere che ogni uccisione ricarichi una parte della barra
 della vita, o di quella della furia (consumandone un po' si attiva
una sorta di rage mode in cui ci trasformiamo in beste inarrestabili).
 Se invece i due indicatori sono a posto, possiamo optare per un 
incremento dei danni o dei punti esperienza. Ma qualsiasi sia
 la nostra scelta, le dinamiche non cambiano, e i quick time 
event continuano (anche a difficoltà "Leggendario") ad essere
 una pura formalità, visto che l'uccisione ha successo anche 
se premiamo i pulsanti sbagliati (o se non premiamo affatto).
 L'unica cosa che cambia è l'entità del bonus (di vita, furia, 
punti esperienza) che Marius guadagna.
Persino il sistema di progressione del personaggio serve 
sostanzialmente a poco: una volta aumentata la capienza la 
della barra della vita, tutti gli altri "upgrade" prevedono 
solamente lo sblocco di nuove esecuzioni, più remunerative,
 o l'incremento totalmente passivo dei bonus di cui sopra.
A Ryse mancano insomma gli stimoli. Il sistema di combattimento
 è paragonabile a quello del Cavaliere Oscuro videoludico,
 ma se nel titolo Warner/Rocksteady c'è tutto un contorno 
fatto di esplorazione, fasi stealth e puzzle solving, nelle otto 
ore necessarie a portare a termine la vendetta di Marius non 
si fa altro che combattere. A volte in stretti corridoi, a volte 
in arene un po' più ampie, ma sempre e comunque seguendo 
gli stessi ritmi, e confrontandosi con poche tipologie di nemici
 (si contano sulle dita di una mano), dalle routine che si fanno
 presto stanche e prevedibili.
Ci sono, di tanto in tanto, dei momenti in cui dobbiamo
organizzare le difese di una piazza o di una roccaforte, 
scegliendo dove posizionare arcieri e linee di scudi, ma anche
 in questi casi tutto si risolve nei soliti combattimenti. Le 
sequenze in cui dobbiamo guidare una "testuggine", alzandoli
 gli scudi al momento giusto per difendersi dalle frecce e 
rispondendo subito dopo con una pioggia di "pilum", sono
 brevi e molto meccaniche, come quelle in cui si utilizza lo 
"scorpione", una terribile balista i cui dardi traforano gli
 avversari.
I Boss Fight sono pochi e si svolgono secondo le medesime
 regole degli scontri normali.


A poco serve, viste le premesse, una modalità cooperativa 
strutturata ad arene (che si divide fra semplici orde e match 
ad obiettivi), e può essere affrontata con un secondo gladiatore
 o con in solitaria. Questo game mode impallidisce di fronte alla 
vivacità degli scontri analoghi del mai troppo compianto Shadow
 of Rome (ed era l'epoca Ps2). Non solo risulta monocorde tanto
 quanto gli scontri dell'avventura principale, ma prevede un 
sistema di progressione del personaggio abbastanza lento, 
che invoglia senza mezzi termini a sfruttare le microtransazioni
 per ottenere equipaggiamento migliore e oggetti consumabili.
 Se per caso volete farvi un'idea dei prezzi, sappiate che un 
costume extra costa quattro euro!

Se c'è un particolare aspetto in cui i ragazzi di Crytek riescono
 sempre a dare il meglio, è quello tecnico. Al tempo dell'uscita
 il primo Crysis fu un vero e proprio benchmark per i PC hi-end,
 e Rysevuole esserlo per la nuova console Microsoft, in questa
 prima fase del ciclo vitale di Xbox One.
Guardando gli scorci che si aprono maestosi di fronte ai nostri 
occhi, non si può fare a meno di pensare che questa generazione
 oggi agli albori compirà passi da gigante soprattutto sul fronte
 del coinvolgimento emotivo, che verrà rinvigorito anche da un 
un colpo d'occhio solido e meraviglioso. Crytek riconferma qui
 la sua maestria tecnica nel modellare fondali, elementi e 
protagonisti, ma anche la capacità di puntare su una ricerca 
artistica potente e vigorosa.
Insomma: chi ha ancora qualche dubbio sulle reali potenzialità 
di Xbox One farà bene a posare gli occhi su Ryse: risoluzione 
spinta oltre la soglia dei 720p, fluidità garantita, ed uno 
spettacolo da "vera next-gen".
Il lavoro più impressionante è quello sulle texture e 
sull'illuminazione. Le prime, oltre ad essere dettagliatissime,
 raggiungono picchi di realismo quasi improbabili grazie a
 shader che le console attuali possono solo sognare. Le fonti
 luminose, invece, contribuiscono a creare atmosfere
 splendide quando giocano con le solide architetture poligonali
 degli scenari, e -nelle cut scene- si divertono a materializzare
 rifrazioni e riflessioni sempre credibili sulle armature e sui 
volti dei protagonisti. Proprio la modellazione dei volti sembra
 aver raggiunto una qualità impressionante: le imperfezioni
 del viso e della pelle caratterizzano ottimamente i protagonisti,
 e le animazioni facciali sono davvero insuperabili per stile 
e complessità.
C'è anche da dire che non tutti i modelli hanno ricevuto la 
stessa cura, e pare che si tratti di una questione di tempi
 più che di potenza. Purtroppo i modelli delle donne sono 
bruttini, la spigolosa faccia di Boudicca sembra appiccicata 
su uno scheletro poligonale troppo semplice, ed anche 
qualche soldato non è proprio al top della forma. Queste
 piccole "storture" si notano di più proprio in virtù dell'enormità
 di certi risultati: in quei momenti in cui anche la regia e 
la composizione della scena sembrano perfette, la qualità 
del render è francamente incredibile. La scena è, fra le altre
 cose, pulitissima grazie a un filtro anti-aliasing che non 
arranca praticamente mai, e arricchita da effetti speciali 
e particellari ben realizzati. Nella scena dello sbarco le 
nuvole di fango e polvere che si alzano ad ogni colpo di 
catapulta anneriscono all'improvviso la visuale, e più avanti,
 nelle tetre foreste a nord della Britannia, gli effetti 
volumetrici contribuiranno a farci scoprire una magia 
d'atmosfera mai prima d'ora percepita.
Efficacissime anche le musiche, incalzanti nella maggior 
parte dei casi ma capaci di trasformarsi in motivi più delicati
 quando serve. L'ottima orchestrazione restituisce un
accompagnamento daKolossal che ben si sposa con
 l'ambientazione storica. Il doppiaggio, invece, è buono
 ma non ottimo, quasi sempre ben interpretato ma con 
problemi di tono e, in certi casi, troppo caricaturale e 
cartoonesco per non risultare fuori posto nel contesto 
storiografico.

Ryse: Son of Rome è il titolo tecnicamente più incredibile 
disponibile su Xbox One. E' un'esibizione di potenza grafica
 e comunicativa, una lezione di stile, ed il chiaro esempio di
 quali sono i luoghi meravigliosi in cui saprà condurci la 
console Microsoft.
Sfortunatamente è anche un titolo abbastanza noioso, 
troppo uguale a sé stesso, che non riesce ad evolversi.
 Il sistema di combattimento, nelle sue fondamenta,
 funziona bene: è fluido e ben indovinato. Ma la scelta di 
focalizzarsi così tanto sui Quick Time Event smorza troppo 
il grado di sfida, e la struttura della campagna, eccessivamente
 lineare, è tutta concentrata solo sugli scontri. Nonostante
 qualche intermezzo diverso dal solito, l'esperienza di gioco 
risulta monocorde e ripetitiva, e già dopo poche ore Ryse 
sembra aver detto tutto quello che aveva da dire.
Al tutto si aggiunge una storia che, tralasciando le 
reinterpretazioni molto fantasiose della storia romana, non 
acchiappa: il plot è anzi molto prevedibile e davvero troppo
simile a quello del lungometraggio di Ridley Scott.
Consigliato a chi sa esaltarsi di fronte alle bellissime
esecuzioni, o a chi vuole un assaggio della vera potenza
 di Xbox One.

VOTO 
GLOBALE 7.5

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