martedì 19 novembre 2013

Dead Rising 3 (XBOXONE): Recensione

Eccessivo fino all'estremo, Dead Rising 3 rappresenta la 
naturale evoluzione di un brand che ha sempre infiammato
 gli animi dei fan. O forse dovremmo parlare di 
"americanizzazione"? Affidato alle cure dello studio Capcom
 Vancouver (al secolo Blue Castle Games) il titolo ha messo
 in secondo piano la filosofia fortemente nipponica che
 caratterizzò la prima avventura di Frank West, per 
abbracciare valori un po' più spiccioli. L'ossessione per 
l'open world, la voglia di essere esagerato ad ogni costo
 (non solo nel numero di Zombie visualizzati a schermo,
 ma anche nell'elenco di armi assurde e vestitini surreali),
 e infine la voracità del "giocazzeggio" tipico dei sandbox,
 rendono Dead Rising 3 un titolo profondamente diverso 
rispetto alle origini della serie.
Non peggiore, di certo: anzi, è proprio grazie a questo 
fare disimpegnato che il free-roaming diCapcom si mostra
 come un perfetto launch-title per Xbox One, presentandosi
 in gran forma ai nastri di partenza della next-gen.
Divertente e completo, Dead Rising 3 è -assieme a Killer 
Instinct, Forza Motorsport 5 e Ryse- uno dei quattro titoli 
di punta con cui Microsoft vuole conquistare la sua utenza,
 e complessivamente il compito può dirsi riuscito.
 Nonostante un comparto grafico abbastanza sottotono,
 lontano dall'idea di “nuova generazione” che ci siamo fatti 
in questi mesi, l'avventura di Nick Ramos si lascia giocare 
e rigiocare, e siamo sicuri che in sigle player o in co-op 
saprà vivacizzare le vostre prime settimane assieme ad Xbox One.

Amate le sfide impegnative? Oltre alla modalità classica
 potrete selezionale la variante Nightmare, che rispetto a
 quella classica reinserisce il limite di tempo per completare 
l'avventura che ha sempre caratterizzato la saga. In questo
 game mode gli zombie saranno più aggressivi e cattivi, e
 chi è alla ricerca di un'esperienza meno leggera
 (in memoria di Frank West), avrà pane per i propri denti.
Dead Rising 3 punta tutto su una caratura sandbox molto forte
 popolando quel che resta della città fittizia di Los Perdidos
 con centinaia di zombie, e lasciando al giocatore il compito
 di spostarsi da una zona all'altra dell'area, facendo fuori i 
non-morti nella maniera più esagerata possibile. Da qui 
deriva un fascino distruttivo tutto americano, con un accento
 spiccatamente tamarro. Peccato però che questa virata abbia
 influenze notevoli anche sull'aspetto narrativo: il protagonista
Nick Ramos ha una caratterizzazione piuttosto monocorde e 
quasi non spiccica parola, ed in generale tutta la vicenda non
 desta il minimo interesse nel giocatore, che capitolo dopo
 capito procede semplicemente da un incarico all'altro, senza 
curarsi troppo di superstiti, comprimari e oscure macchinazioni
 governative. La trama è veramente spicciola e i personaggi
 tirati in ballo dannatamente caricaturali, al punto da generare
 una certa antipatia. E insomma in Dead Rising 3 si è persa del 
tutto la graffiante ironia e quel pizzico di satira sociale che 
avevamo intravisto nei passati episodi: una precisa scelta del
 team di sviluppo, che preferisce lasciar fare i sentimentalismi
 e accentuare la sensazione di solitudine in mezzo ad una 
apocalisse zombie delle proporzioni di World War Z. Se dovessimo
 sbilanciarci, avremmo preferito che ci fosse dietro al massacro
 sandbox ci fosse anche un plot variopinto, che sappesse 
caratterizzare il protagonista, definire il setting di Los Perdidos
 e magari punzecchiare un poco quella società americana che 
sul senso di onnipotenza ci marcia e ci sguazza.
Purtroppo ormai la serie ha abbandonato i confini del Giappone,
 e di Capcom, sul progetto di Dead Rising 3, c'è solo il logo 
e non più lo stile.
Per fortuna quello che perde in qualità della sceneggiatura e 
carattere dei protagonisti (solo Frank West è riuscito, e nell'arco
 di una singola avventura, a scavarsi un posto nel cuore dei 
giocatori),Dead Rising 3 lo recupera sul fronte delle dinamiche 
di gioco, che sono ipertrofiche ed esagerate, sottese ad una 
progressione violentissima e divertita.
Cosa serve per arginare la minaccia Zombie? Come fare per 
superare un mare gorgogliante di non morti pronti a strapparti
 le budella?
Nick Ramos non sembra avere dubbi in proposito: lo strumento 
giusto è una mazza da Baseball. O un'asse chiodata. O un 
trapano elettrico. Qualsiasi cosa, insomma, si possa infilare 
nel cranio dei mangiacervelli.
La tensione nell'affrontare un esercito di non-morti, in 
Dead Rising 3, si gioca interamente sull'utilizzo delle armi,
 siano esse fucili o lanciafiamme, oggetti contundenti come 
elmetti o transenne, lame affilate o cassonetti dell'immondizia.
Il problema è che prima o poi tutte le armi si scaricano o si 
spaccano. Il giocatore è così costretto a vagare in cerca di 
qualcosa di eguale potenza, mentre tutt'intorno gli zombie 
affamati non se ne stanno di certo in panciolle.
Ecco quindi che entra in gioco il sistema di combinazione delle
 armi; una rincorsa all'esagerazione agli accostamenti più 
pacchiani e alla voglia di devastazione. Nel corso dell'avventura
 Nick può recuperare vari schemi, che indicheranno come combinare
 gli oggetti, creando strumenti di morte che definire "creativi" 
ci pare un sottile eufemismo. Si va dall'ormai classico Sledgesaw
 (un martello spaccapietre con una sega circolare alla fine del manico)
 fino a falci della morte composte con aste dell'attaccapanni 
e katane affilatissime. Non mancano fucili con una machete
 fissato sulla canna, mini-motoseghe ed elicotteri radiocomandati 
con coltelli da caccia fissati alle pale (!).
E poi ancora sedie a rotelle dotate di mitragliatrici, bombole ad aria compressa attaccate ai coni del traffico per un'arma capace di generare un'onda d'urto devastante, e qualsiasi altra assurdità si possa mai immaginare.

"La tensione nell'affrontare un esercito di non-morti, in Dead Rising 3,
 si gioca interamente sull'utilizzo delle armi."Dal momento che la
 maggior parte delle missioni principali e secondarie lascia un po'
 a desiderare per struttura e design, insomma, buona parte del 
fascino di Dead Rising 3 dipende proprio da questo suo aspetto “combinatorio”. Esplorando l'ambientazione il giocatore trova gli
 stimoli per proseguire nella sua opera di distruzione, proprio
 perchè è invogliato a scoprire nuovi schemi e sperimentare gli 
effetti dell'ultima sua creazione.
Usare le armi speciali, per altro, determina un serio bonus in
 termini di punti esperienza, ed ogni uccisione ne frutta
 sostanzialmente di più rispetto a quelle effettuate con le armi 
di base. Ben presto si scopre che esagerare non è solo divertente,
 ma è una vera e propria necessità, se vogliamo salire di livello
 e sbloccare le varie abilità di Nick. Il sistema di crescita del 
personaggio, per altro, è ben studiato. Poco a poco si guadagnano
 bonus che aumentano la percentuale d'esperienza, gli slot 
dell'inventario, la velocità di combinazione, e ci permettono 
persino di creare le armi con più semplicità, sfruttando al posto di 
una componente specifica, un oggetto generico della stessa
 categoria. Rispetto a Dead Rising 2 il passo avanti è evidente: 
se nel titolo precedente forgiare le armi speciali diventava ben
 presto un compito lungo e tedioso, qui invece lo facciamo spesso e volentieri, trasformandoci progressivamente in una vero e proprio mietitore.
C'è da dire che dopo un po' si rischia che le carneficine risultino 
un po' monotone (del resto stiamo sempre pigiando come degli 
ossessi sui soliti due bottoni): in tal senso a poco serve la 
possibilità di portarsi dietro, dopo aver sbloccato le “Safehouse”,
 qualcuno dei superstiti che vogliono aiutarci nell'impresa. 
Dead Rising 3 è alla fine molto martellante e sempre uguale a 
sé stesso, e se proprio non sopportate la filosofia Sandbox 
vedrete gli stimoli spegnersi dopo poche ore.
Se invece vi interessa un passatempo disimpegnato, leggero e 
magari un po' becero, avete trovato quello che fa per voi: 
struttura e vastità del titolo Capcom sono perfetti per chi adora
 il free-roaming. Volete mettere la soddisfazione di combinare
 una moto con un rullo schiacciasassi, ed andare in giro
 spiattellando quintali di zombie?

Centrale nell'economia della produzione sarà la modalità 
multigiocatore cooperativa, che permetterà a due videoplayer
 di affrontare congiuntamente la minaccia Zombie. Il giocatore 
che deciderà di supportare un amico prenderà il controllo di un
 personaggio chiamato Dick, un camionista allo sbando. Questo
 nuovo alter-ego avrà tuttavia le medesime caratteristiche del 
personaggio principale che l'utente avrà così faticosamente 
costruito, ed ovviamente tutti i progressi accumulati nel corso
 delle partite co-op non verranno persi, ma "applicati" a Nick
 Ramos una volta tornati alla partita principale.
Il sistema pensato da Capcom per questo capitolo è molto diverso
 rispetto a quello del vecchio episodio: potremo ad esempio
 raggiungere un amico anche se questo si trova in un capitolo 
più avanzato dell'avventura, che noi non abbiamo ancora giocato.
"Centrale nell'economia della produzione sarà la modalità 
multigiocatore cooperativa."Sarà ovviamente l'host a prendere
 le decisioni su come condurre il gioco (le scelte porteranno 
a finali diversi), ma una volta tornato alla propria partita il
 giocatore ospite potrà decidere cosa fare: se mantenere le 
scelte prese dal compagno o percorrere altre vie. Ovviamente
 dovrà prima raggiungere il capitolo già giocato: potrà a questo
 punto saltarlo, mantenendo lo "status quo", oppure affrontarlo
 nuovamente, e cambiare il corso degli eventi secondo la sua 
preferenza.
Il sistema è sicuramente molto dinamico ed elimina alla base 
molti dei problemi che si avevano in Dead Rising 2, ma ribadisce
 una volta di più la forte inconsistenza di una trama di fondo 
davvero molto superficiale. Insomma, se neppure il team
 considera un problema il fatto che i giocatori possano vedere
 in anticipo sequenze avanzate del gioco, schizzando avanti e 
indietro nella Storyline, è proprio segno che la narrazione è 
l'ultima delle priorità di Dead Rising 3. Ed in effetti, ve lo 
assicuriamo, non si perde poi tanto, dal momento che il focus
 del gioco è tutto incentrato sulla brutale devastazione.



Inseguendo la moda del momento, anche Dead Rising 3 
implementa un'opzione second screen grazie aSmartglass.
 Ad un certo punto dell'avventura il nostro Nick Ramos entra 
in possesso di un tablet dell'esercito, con cui può richiamare 
attacchi aerei e supporto militare. Chi ha a disposizione un
 tablet da connettere alla console può usarlo al posto della
 versione virtuale inserita in-game, anche per "telefonare ad 
un amico" e avviare così la partita co-op.
Come abbiamo accennato in apertura, sono moltissimi i 
compromessi con cui Dead Rising 3 deve scendere a patti 
sul fronte tecnico. E non si tratta solo di framerate, anche 
quello abbastanza ballerino, bensì di qualità di poligoni e
 texture.
C'è da dire, anzitutto, che a livello quantitativo la produzione 
Capcom si difende bene: la mappa non è esageratamente
 estesa, ma sono un'infinità gli edifici in cui si può entrare, 
molti dei quali si sviluppano su più piani o sono connessi alle
 gallerie della rete fognaria. Sicuramente una delle conquiste
 della Next-Gen dovrà essere proprio quella di rimpinguare di 
edifici visitabili le smisurate mappe dei free roaming (immaginate
 un GTA del genere?), e Dead Rising 3 ci dà un piccolo assaggio
 di quello che ci aspetta. Anche il numero di zombie è 
impressionante, a volte semplicemente soverchiante, con 
fiumi di carne putrida che attraversano la città.
D'altro canto, però, il lavoro sui modelli poligonali dei personaggi
 è ai livelli della scorsa generazione, e soprattutto nel corso delle
 cut-scene si nota spigoli e strutture molto semplificate. Lo 
stesso vale per le architetture ambientali, tutt'altro che dettagliate.
 Ma il punto forse più deludente sono le texture, in certi casi 
davvero piattissime, senza uno shader degno di tale nome, 
ed alle volte persino “deformate” perchè evidentemente in bassa
 risoluzione. Gli effetti speciali di fuoco ed esplosioni vengono
 direttamente dalla scorsa “gen”, e solo in rarissimi casi, a 
livello di texturizzazione, c'è qualcosa che ci ricorda che siamo
 su Xbox One.
Il filtro anti-aliasing non è troppo performante ed in molte 
occasioni la scena risulta sporca. Sui televisori con diagonale
 ampia il segnale video a 720p avvicina Dead Rising 3 ai risultati
 della vecchia generazione più che a quelli della nuova.
Il framerate resta decente nella maggior parte dei casi, e i
 cali della fluidità non sono sempre presenti. Ci sono, in certi 
casi anche “brutali”, ma rispetto alle prime built la situazione
 è migliorata e si gioca tutto sommato senza troppi fastidi.
C'è da considerare, infine, animazioni non sempre fluidissime
 ed in generale molto artificiose.
Insomma, anche se il numero di zombie -al centro del massacro
 indiscriminato e insistito di Dead Rising 3- resta francamente
 stupefacente, il titolo Capcom è ben lungi dall'avvicinarsi -in
 termini tecnici- a quello che vorremmo dalla next-gen.

Godetevi la carneficina esagerata, sproporzionata, smodata 
di Dead Rising 3. Il nuovo titolo Capcom lascia definitivamente
 in secondo piano la narrazione e si concentra tutto sulle 
dinamiche free-roaming. Le missioni tendono ad assomigliarsi
 un po' tutte, un po' di ripetitività si fa strada dopo qualche 
ora, ma in fondo quello che conta è semplicemente sperimentare
 nuovi, sadici modi per intaccare quella muraglia di carne 
rancida che solca le strade di Los Perdidos.
Dead Rising 3 arriva con una struttura indovinata ed una
 modalità co-op che invogliano a dedicarsi al massacro, scoprendo
 le assurde combinazioni di armi e veicoli inventate dal team 
di sviluppo.
Non sarà una di quelle esperienze che vi restano nel cuore, ma 
di certo il gioco accompagna il lancio di Xbox One in maniera 
più che dignitosa, offrendosi come un passatempo solido e 
divertente, sconsigliato solo a chi proprio non digerisce la 
filosofia dei sandbox.
Peccato per un comparto tecnico da rivedere, che solo nel 
numero di zombie visualizzati a schermo trova la sua forza.
 Il resto, dalle texture ai poligoni passando per il framerate, 
è da rivedere.

VOTO GLOBALE 8

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