venerdì 2 settembre 2011
DRIVER SAN FRANCISCO: RECENSIONE
07:41
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Il reboot della saga Driver da parte dei ragazzi di Ubisoft Reflections non ha da subito destato gli entusiasmi dei fan, principalmente a causa del totale fallimento delle ultime produzioni. Decisi a dare nuovo lustro alle avventure di Tanner, gli sviluppatori non si sono fatti intimorire, proponendo reveal dopo reveal una serie di interessanti caratteristiche. Dopo esserci aggirati per quasi dieci ore tra le vie della Baia di San Francisco ed aver speso altrettanto tempo tra le modalità multigiocatore, possiamo senza dubbio affermare che il lavoro svolto è nel complesso buono: invece che percorrere il sentiero più ovvio, ovvero una riproposizione degli inseguimenti dell’originale, la decisione è ricaduta sull’elaborazione di un gameplay completamente rinnovato. Gli occhi sulla città Quello tentato da Reflections è allo stesso tempo un ritorno alle radici della saga ed un netto taglio col passato: se da una parte infatti l’attenzione è nuovamente tornata agli inseguimenti su e giù per le strade dell’evocativa location, l’innovativa meccanica di gameplay farà sì che il tempo speso al volante sia spesso inframmezzato con le opzioni strategiche offerte dalla mappa, spezzando i legami con lo stile tradizionale della serie. A tenere insieme il tutto c’è un indispensabile abbozzo di trama, la quale parte da premesse ormai ben note: in seguito ad un grave incidente avvenuto durante la caccia alla sua vecchia nemesi, il criminale Charles Jericho, Tanner si ritrova in coma in un letto d’ospedale. Eppure, la sua mente sembra aver acquistato la capacità di vagare liberamente sopra la città di San Francisco, prendendo letteralmente possesso dei corpi dei cittadini (solo quelli alla guida, “naturalmente”…). Stupito almeno tanto quanto il giocatore di questa surreale abilità, ben presto definita Shifting, il protagonista comprende immediatamente quanto essa possa tornargli utile nella caccia a Jericho. Questa prima fase fa chiaramente da tutorial, cosicchè il giocatore possa familiarizzare con lo Shift, peraltro molto intuitivo, ed i suoi utilizzi durante gli inseguimenti. Pur partendo da questi preoccupanti presupposti, la trama di Driver: San Francisco riesce a mantenersi a galla grazie ad un umorismo sincero e ben distribuito, e soprattutto ad un finale tutto sommato sensato, che nei limiti del possibile si sforza di dare una giustificazione alle assurde premesse. Gradevoli sono anche gli strumenti utilizzati per veicolare la narrazione: dalle ovvie cut scene, peraltro molto ben realizzate tramite un mix tra motore di gioco e computer grafica, si passa a brevi stacchetti dialogici all’inizio di ogni missione, primarie e non, capaci di portare avanti la storia principale con una gradevole leggerezza, ed evidenziando l’attenzione degli sviluppatori nel costellare la vicenda di divertenti sottotrame. Tanner scoprirà infatti di poter utilizzare le sue capacità per fare del bene, come aiutare due sprovveduti ragazzi finiti nel giro delle corse illegali per pagarsi l'università. All you need is Shift I dubbi sulla credibilità dei retroscena narrativi avranno vita breve: non appena messe le mani sulla mappa interattiva e tridimensionale della città, dalla quale saltare liberamente da un veicolo all’altro, le soluzioni possibili grazie allo Shift contribuiranno a trasformare il gameplay, proponendo un punto di vista inedito sulle meccaniche legate agli inseguimenti. Tallonare un avversario e cercare di fermarne la corsa diventerà quindi una questione strategica, atta a trovare il mezzo più adatto a metterlo fuori gioco, magari con un bel frontale. L’ingresso nella visuale Shift, possibile istantaneamente ed in qualunque momento, spezza da una parte l’esperienza di guida, che si riduce a pochi secondi di mosse di precisione nel tentativo di creare un ostacolo, e poi via di nuovo verso un altro veicolo, cercando di non perdere mai di vista l’avversario. E’ un intrattenimento differente da quello offerto dai precedenti capitoli, più dediti alla guida vera e propria, ed i puristi potrebbero non apprezzare, ma la meccanica funziona molto bene, propone qualcosa d’innovativo nel genere delle corse arcade e diverte. Driver: San Francisco divide nettamente le missioni principali dal quelle secondarie: per avere accesso alle prime sarà infatti necessario aver completato un certo numero di compiti aggiuntivi, i quali si presentano in buona varietà. Avevamo accennato alle gare clandestine (le quali riportano il gameplay su binari più tradizionali, laddove lo Shift non fornisce grandi aiuti), ma vi sono anche inseguimenti, acrobazie da completare per soddisfare i telespettatori di un reality show, istruttori di scuola guida da terrorizzare e molto altro ancora. Il tutto ben introdotto e contestualizzato, restituisce in maniera divertente la folle idea di poter letteralmente “saltare” nella testa dei cittadini in un qualunque momento della loro giornata. Sulle tracce di Jericho La strada verso il confronto finale con Jericho sarà lunga e costellata di momenti originali, divertenti o semplicemente folli: avete mai guidato due auto contemporaneamente? Oppure pensato di salire sul podio di a fine gara, occupando la prima e la seconda posizione? Grazie alla sua mente Tanner potrà fare questo e molto altro, ed è evidente lo sforzo degli sviluppatori nel portare alle massime conseguenze tutte le possibilità offerte dallo Shift e dalla ampia mappa a disposizione. Purtroppo non tutti gli elementi del game design mostrano la medesima cura: l’acquisto dei veicoli e dei garage sparsi per la città, possibile grazie all’accumulo di una valuta di gioco definita Determinazione, si rivela un’attività tutto sommato fine a sé stessa e non molto utile alla progressione. Una volta “acquistato”, un veicolo sarà sempre rintracciabile presso tutti i garage in città, ma considerata la possibilità di utilizzare lo Shift in qualunque momento, la meccanica si rivela perlopiù superflua. Si nota qualche crepa anche in alcune missioni della campagna principale, a volte non ben rifinite quanto a meccaniche e contestualizzazione, con le cut scene che “entrano” troppo bruscamente nelle fasi di gioco, rovinando l’effetto cinematografico altrimenti ben supportato. La stessa meccanica Shift finisce per rendere l’incedere a volte un po’ troppo facile, e soprattutto costringe il giocatore ad utilizzare più volte le medesime tattiche (come il classico incidente frontale), generando un po’ di ripetizione verso la metà campagna. Fortunatamente, gli eventi e le sfide collaterali sono presenti in tale quantità da permettere al giocatore di “spezzare” l’incedere con qualcosa di diverso. Gli sviluppatori non si sono dimenticati di fornire un senso di crescita al giocatore, notoriamente importante per mantenere alto l’interesse: diversi poteri, come il Turbo e lo speronamento, saranno migliorabili spendendo i punti Determinazione, mentre l’utilizzo dello Shift permetterà capitolo dopo capitolo un arretramento progressivo dello zoom, con conseguente apertura di nuove zone della mappa di gioco. Oltre cinquanta sono i veicoli presenti tra le vie di San Francisco, e tutti su licenza: un traguardo niente male per gli sviluppatori, i quali sono riusciti anche nel proporre un modello di guida interessante pur nella sua natura totalmente arcade. I diversi mezzi sono stati infatti differenziati con cura e restituiscono buone sensazioni una volta in strada, evidenti soprattutto nel passaggio veloce da una macchina di piccola cilindrata ad una supercar. Multigiocatore Se nella campagna singolo giocatore qualche sbavatura a livello di game design si nota, con il comparto multigiocatore i ragazzi di Ubisoft Reflections hanno fatto un lavoro praticamente perfetto. Le modalità sono molte, perlopiù originali e molto ben assortite: dall’immancabile Guardie e Ladri si passa a soluzioni originali come una rivisitazione del classico Ce L’hai, una modalità in cui occorre rimanere in scia ad un veicolo guidato dall’intelligenza artificiale e una rivisitazione del king of the hill, naturalmente con le auto. Il tutto si svolge in ampie aree della mappa cittadina, senza troppo downgrade grafico e con lo Shift liberamente utilizzabile: anche tecnicamente un ottimo lavoro. Buone anche le possibilità offerte a livello organizzativo: sarà infatti possibile creare playlist in cui concatenare le diverse modalità e successivamente giocarle tutte in fila. Durante le nostre prove il matchmaking ha funzionato bene e non si sono verificati evidenti episodi di lag. Nel complesso un comparto multigiocatore più che accessorio, destinato ad allungare la vita del prodotto almeno del quantitativo di ore necessario a completare la campagna singolo giocatore. Comparto Tecnico I ragazzi di Ubisoft Reflections hanno puntato tutto sulla fluidità: 60 FPS, mappa accessibile in tempo reale, caricamenti ridotti al minimo. Il dettaglio e la densità poligonale non mancano, dove invece si notano le rinunce è nel comparto texture e filtri, spesso ridotti all’osso. Il look complessivo, se non sorprendente, è comunque piacevole. Peccato, trattandosi di un gioco di guida, che la simulazione della fisica ed il modello dei danni delle auto non siano molto curati: le carrozzerie si deformano in maniera poco credibile e gli impatti non restituiscono sufficiente dinamismo. Ottimo il lavoro svolto sulla colonna sonora, chiaramente ispirata a film e serie TV anni ’70, e non male il doppiaggio, mixato con un’effettistica di discreto livello.
VOTO : 8
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