mercoledì 10 agosto 2011
Driver San Francisco: ritorno in grande stile!
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Sin dai primi annunci ed indiscrezioni, Driver San Francisco non ha ricevuto un’accoglienza particolarmente calda da parte di pubblico e stampa specializzata. Probabilmente a causa dei pessimi ricordi lasciati dagli ultimi capitoli della serie, oppure delle premesse narrative non facili da giustificare. Poco importa comunque, dato che pad alla mano il nuovo lavoro di Ubisoft Reflections ha rivelato diversi spunti interessanti, accendendo speranze per un prodotto in grado, almeno in parte, di sorprendere i fan ormai disillusi. Le affrettate prove durante fiere ed eventi hanno finalmente ceduto il passo ad una sessione di hands on molto più distesa ed analitica, grazie ad una versione ancora incompleta del codice di gioco messaci a disposizione dal publisher Ubisoft.
Dopo qualche ora in compagnia di Tanner, ecco le nostre impressioni.
Su e giù per San Fran
Quello voluto da Reflections è senza dubbio un ritorno alle radici della saga, pienamente espresse solo dal primo, indimenticato capitolo. Un titolo che si gioca tutto in strada – sono sparite, fortunatamente, le aborrite sequenze a piedi viste nel terzo episodio – inseguendo i peggiori criminali della Baia, con tanto di sottofondo musicale alla Bullit. E tra una derapata e l’altra c’è spazio anche per un po’ di trama, assurda e lacunosa sì, ma capace di non prendersi troppo sul serio, e narrata abilmente tra classichecut scene ed originali stacchetti dialogici in game. Tutti i pezzi al proprio posto insomma, con l’aggiunta di un tocco di nuove tecnologie: è infatti ormai noto che la principale peculiarità del titolo è rappresentata dalla possibilità di utilizzare in tempo reale una visuale a volo d’uccello sulla città e “saltare” istantaneamente alla guida di qualunque veicolo, definita Shift. Nonostante le giustificazioni a livello di trama lascino a desiderare – in seguito ad un incidente ed al conseguente coma, Tanner si trova misteriosamente in grado di possedere i corpi dei cittadini a piacimento – la meccanica fa da verogame changer.
Per quanto la libertà di impadronirsi di qualsiasi veicolo possa suggerire un approccio open world,Driver San Francisco razionalizza la sua offerta ludica, differenziando nettamente le missioni legate alla storia da quelle secondarie: come visto in molti altri titoli del genere e non, per sbloccare le prime sarà necessario completare un certo numero di compiti secondari. Un approccio ben bilanciato, perlomeno nelle prime ore di gioco da noi testate, che costringe (paradossalmente) l'utente a non “correre” troppo, dedicandosi tanto alle missioni principali quanto allo sblocco dei moltissimi poteri aggiuntivi.
Brand new Tanner
Gli inseguimenti e lo Shift non sono infatti tutto ciò che Driver: San Francisco ha da offrire ai fan di Steve McQueen: una certa enfasi è stata posta sulle possibilità di crescita del personaggio, le quali si suddividono tra automatiche – ovvero sbloccate al semplice progresso lungo i capitoli della trama – e personalizzabili, legate ad una valuta di gioco. Quest’ultima, accumulabile sia effettuando evoluzioni in strada sia completando le missioni secondarie, potrà essere messa a frutto nei garage, dove il giocatore avrà modo di acquistare auto specifiche (le quali rimarranno sempre disponibili nelle officine di tutta la città) oppure upgrade per abilità speciali, come il Turbo o lo Speronamento (particolarmente originale, quest’ultima permette alla pressione del dorsale sinistro di godere di un brevissimo sprint per colpire i fuggitivi). Questo approccio inizialmente lento e dosato funziona molto bene e permette ai ragazzi diReflections di introdurre le nuove abilità con il giusto grado di enfasi, fornendo di continuo brevi tutorialper far sì che il giocatore non si perda mai nulla.
Fast & Furious
Per quanto l’abbozzo di trama – pur con tutti i suoi buchi – gli sbloccabili e la buona atmosfera generale costituiscano un piacevole sfondo, dove davvero il cuore del nuovo Driver batte è per le vie di San Francisco, sfrecciando in mezzo al traffico e sfruttandone i flussi grazie allo Shift. Le missioni, principali e secondarie, offrono una discreta varietà d’azione, chiedendo al giocatore ora di lanciarsi nel classico inseguimento, ora di pedinare un sospetto, ma anche di darsi ad attività più “leggere”, come terrorizzare un insegnante di scuola guida o distruggere la campagna pubblicitaria di un certo locale. Proprio come ilconcept generale, anche il gameplay siede a cavallo tra recupero delle radici del brand ed innovazione: da una parte c’è un buon feeling di guida arcade, con ovvia enfasi sulla derapata e sugli spettacolari incidenti, dall’altra il frenetico saltare da un veicolo all’altro. Il risultato è un curioso mix tra guida e strategia, immediato da padroneggiare ed innegabilmente divertente: di sicuro offre un approccio inedito alla guida arcade, proponendo un ampissimo sandbox - la città californiana è riprodotta in tutta la sua notevole estensione – in cui attuare soluzioni e strategie finora mai sperimentate grazie allo Shift. Va altresì detto che chi cercava un ritorno totale alle atmosfere ed alla “guida pura” del primo capitolo rimarrà deluso, in quanto la nuova meccanica si propone come dominante all’interno della formula digameplay.
Le prime ore di gioco suggeriscono una buona longevità: tra incarichi primari e secondari, concessionarie da acquistare ed acrobazie da completare i contenuti sembrano non mancare nel lavoro di Reflections, senza contare la componente multiplayer, della quale torneremo a parlare molto presto in un update.
Cartoline da SF
Dal punto di vista tecnico Driver: San Francisco riesce a regalare un quadro d’insieme piacevole: la città c’è, con tutti i suoi Landmark ben in vista, un traffico credibile – popolato di veicoli esclusivamente su licenza – ed una buona fluidità generale. Il rovescio della medaglia è costituito da finiture non proprio di primo livello, come qualche compenetrazione, movimenti legnosi nelle cut scene, simulazione della fisica a volte ballerina. Dove comunque il prodotto funziona meglio è proprio nell’estrema navigabilità della mappa, in tempo reale e senza caricamenti, permettendo una totale fruibilità della sua meccanica più importante. Nota di merito per la colonna sonora, curioso mix di atmosfere da pellicola di Steve McQueen ed ottime tracce su licenza.
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